lunedì 6 aprile 2020

Cara me


Cara me, come stai?
Non fingere di stare bene se così non è, e non essere quella che non sei solamente perché gli altri vorrebbero tu fossi diversa.
So che sei stanca, stanca di subire ingiustizie e cattiverie gratuite, stanca di sentirti sbagliata, di nasconderti, stanca di soffrire e di piangere per quella ferita provocata dalla violenza che insorge dall'ignoranza delle persone.
Devi sapere che tu puoi combattere l'ignoranza, mostrandoti indifferente dinanzi alla convinzione, taciturna e sorridente di fronte a chi parla troppo. Ma non hai la forza di sorridere perché la violenza te l'ha strappata, ti ha reso debole e inadeguata. La tua autostima è inevitabilmente calata, hai perso le forze e guadagnato paure ed ossessioni. Ti sei imposta la perfezione per non deludere le aspettative altrui ed evitare che i tuoi sbagli venissero ripetutamente messi in evidenza, ma questo eccessivo controllo ti ha indebolita ulteriormente, ti ha privato di quelle poche energie che ti erano rimaste. Non hai più visto vie d'uscita, e i tuoi occhi hanno smesso di cercare la luce, preferendo adeguarsi al buio che riempiva il vuoto intorno a te. Così un giorno qualcuno ha bussato alla tua porta, il Bing Eating Disorder, chiedendoti di farlo entrare nella tua vita; promettendo in cambio di aiutarti e, tu l'hai accolta a braccia aperte, credendo di poterti fidare di lui.
All'inizio ti sentivi protetta, sicura e forte con lui al tuo fianco, ma più il tempo passava e più ti rendevi conto che niente per te era mai abbastanza: quel risultato mai abbastanza soddisfacente, quel peso mai abbastanza basso e quel corpo mai abbastanza esile per accettarti e sentirti accettata.  
Cara me, ti chiedo scusa, perché ti ho abbandonata e ho lasciato che la malattia ti portasse lontana. Lontana dalla realtà, dai tuo sogni, da quella che era la tua età. Ti ho portata via da tutto ciò che ti poteva far stare bene, pensando che così avvrei evitato di farti del male, ma in realtà male te ne ho fatto e, te ne ho fatto fin troppo. Ti ho, infatti, lasciata sola, sola con lui, trovandoti spaesata perché non sapevi come comportarti. Egli era sempre li, sempre pronto a criticarti, a ricordarti cosa non eri e cosa non sei, cosa non andasse e non va in te, quanto eri e sei sbagliata e inutile. Lui che ti ha illusa, facendoti credere di non meritare niente, di aver bisogno della malattia per essere felice e per cercare un controllo in quello che non potevi e non puoi controllare. Lui che piano piano ha emaciato il tuo corpo, ridotto i battiti del tuo cuore, accorciato il tuo respiro e annebbiato la tua mente. Lui che ti ha fatto conoscere la rabbia, la stanchezza, l'infelicità e la depressione rapendoti del tutto da quello che sei veramente. Una persona splendida sia nellanimo sia nelle fatezze del tuo fisico. Un fisico meraviglioso, rovinato e maltrattato dai segni della malattia. Lui che ti ha imposto di vedere il mondo in bianco e nero, ti ha preso per mano e ti ha portata via, da tutto e da tutti, mentre tu, ad ogni passo che facevi, perdevi un pezzo di te. Ricordo il tuo volto, bianco e inespressivo, i tuoi capelli sottili, i tuoi occhi grigi e scavati che riflettendosi nello specchio si inumidivano, la tua voce strozzata dal pianto, quel corpo così fragile, quelle cosce smagrite che tu vedevi enormi, le tue mani che tremavano per paura che anche un solo grammo in più su quella bilancia da cucina avrebbe fatto la differenza sul tuo corpo. La tua mente sempre rivolta al conto delle calorie, il freddo che sentivi, il calore che ti mancava, le notti insonni e la luce dentro te che piano piano si affievoliva, fino quasi a
Spegnersi totalmente. Hai incontrato lo sguardo della malattia e ti sei guardata dentro attraverso i suoi occhi. Nel tuo cuore viveva ancora una luce fioca, hai ritrovato la speranza, e hai capito che tutto ancora doveva incominciare, che tutto ancora poteva cambiare se tu lo volevi veramente. Hai capito, inoltre, che ogni briciola rifiutata era un minuto in meno da vivere, da giocarsi per ricominciare a respirare a pieni polmoni questa vita. Hai capito che ogni giorno trascorso da sola era un tuo sorriso che si perdeva, che ogni specchio che avresti voluto infrangere rifletteva la bugia dettata dalla visione distorta dei tuoi occhi e così hai mollato la mano che ti legava alla malattia e sei tornata indietro, raccogliendo passo passo i pezzi di te che avevi perso per strada. Eh, quanto ti manca di quella vita. ti manca tutto, sorridere, sognare la notte e inseguire i tuoi sogni giorno dopo giorno con la speranza di poterli realizzare con tutte le tue forze. Ti manca tutto di quei giorni, dei giorni in cui stavi veramente bene, ma tu non te li ricordi nemmeno quei giorni, per quanto possano mancarti. Ma ormai manca poco, sei quasi arrivata a casa. La salita è stata lunga e faticosa, ma durante il cammino hai ripreso in mano la tua vita e lasciato paure e fragilità, pur conservando il ricordo dei momenti in cui persone prive di buon senso hanno riso di te e non riso con te, hanno confuso la gentilezza con la debolezza, hanno pesato le parole in modo che ti ferissero, hanno sottolineato le tue diversità, giudicandole stranezze e non unicità, di quelli in cui hanno preteso troppo da te, privandoti del diritto di sbagliare, di quelli in cui ti hanno fatto sentire inadeguata, mentre tu, così spaventata, non hai saputo difenderti e hai convinto te stessa di essere come gli altri ti hanno ritenuta. Ma io lo so, che ora tu non hai più paura o, se hai paura, sai come difenderti. Me ne rendo conto mentre ti guardo, quando cammini a testa alta rincorrendo la felicità e rivelando finalmente quella che sei e quello che veramente pensi, dal giorno in cui hai capito che puoi sentirti al sicuro sotto quella corazza che hai costruito convivendo con lui, lottando contro di lui, soffrendo per lui, il binge, lui che nonostante tutto ti attende ancora sulla soglia, fuori dalla porta per inpossesarti ancora una volta di te, ma questa volta lo conosci e sai che oltre quel confine non può più entrare dentro di te.
Cara me, sappi che d'ora in poi mi prenderò cura di te e impedirò a chiunque voglia farti del male di abbattere il muro che tu hai innalzato con tanta premura per proteggerti. 
Cara me, un giorno ti renderò orgogliosa di quella che sono: io, che ora non ho più paura di farmi del male con la malattia. Fin a quel giorno ti chiedo di restarmi accanto affinchè possa farmi meno male e, ricordarmi, quella che sono veramente. Ti chiedo di combatttere con me affinché un giorno riusciremmo a sconfiggee veramente il mostro che mi porto dentro. Ti chiedo di prenderti cura delle mie ferite, aiutandomi a cucirle e a proteggerle da tutto ciò che mi ha fatto tanto tanto male. In poche parole ti chiedo di esserci con rispeto, senza giudizio e senza tutta quella paura che da sempre mi ha contradistinta. Ti chiedo di ascoltare anche quel silenzio, quelle parole non dette perché anche dietro a quelle si cela uninfinità di emozioni. Ti chiedo di ascoltarle quelle parole, perché sai anche tu quanto è difficile tirarle fuori, ancora meno se sai che dallaltra parte non potrebbero capirti o comunque sia, potrebbero deriderti o prenderti di scerno. Ti chiedo di ascoltare quelle lacrime e, di guardare oltre alla loro presenza, perché tu sai bene quanto dietro alla loro presenza c’è un mondo di belezza. Un mondo che pochi possono conoscere, ancora meno capire e accettare. Ti chiedo, insomma, di aiutarmi a volerci bene, ancora più di quanto abbiamo fatto fino ad ora. Ed è per questo che inizio fino ad ora a dirti che ti voglio bene, perché questa è la verità.
A presto cara me, una parte conosciuta da me stessa e sconosciuta a chi non la vuole vedere.

 
             

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