domenica 5 aprile 2020

IL NOSTRO DCA

Vorrei cambiare le cose, ma non e’ facile. Vorrei sentirmi libera, libera dalle grinfie della malattia: del DCA. In altre parole, vorrei, non dover sentirmi in gabbia da quelli che sono i suoi schemi: il controllo del cibo, del corpo, delle proprie emozioni. Il contollo su tutto e tutti. In altre parole, vorrei, non dover sentirmi in gabbia da quelli che sono i suoi schemi: il controllo del cibo, del corpo, delle proprie emozioni. Il controllo su tutto e tutti. Vorrei, dunque, potermi sentire me stessa senza dover percepire continuamente quella paura che da troppo tempo mi appartiene. Vorrei, sentire che la malattia, non mi appartenga piu’, o comunque, che prenda un corso diverso da quello che fino ad ora ha perseguito. . Lo so, non e’ facile, non e’ per niente facile e, in tutto cio’, ci vuole forza, coraggio, determinazione, motivazione, voglia di uscirne da questo tunnel. Quello dei disturbi allimentari che, da sempre, fa parte di noi, della nostra vita. Un po’ come se fossero delle ombre, ombre che appartengono al nostro animo. E, mentre scrivo queste parole, mentre lotto, mentre cerco di tirare fuori quello che sento, mentre provo a essere di piu’ me stessa, penso a voi. Penso che, dentro a ciascuna di noi, c’e’ un mondo: un mondo da tirare fuori per essere illuminata dal sole, presente nel nostro cuore. Un cuore custode di tutto: vittorie esconfitte; gioie e sofferenze; paura e coraggio; voglia di vivere e morire allo stesso tempo. E, mente la parte peggiore emerge, quello del sintomo allimentare, quello del dolore che ci portiamo dentro, nella speranza di poterlo cambiare un giorno, cerchiamo di di tirare fuori tutta la “bellezza” che e’ dentro di voi. aa Vorrei, infatti sperare che, in un periodo come quello in cui siamo, il sintomo alimentare, ci permetta di rimanere uniti, crando un intreccio di relazioni capaci di darci forza e coraggio di cambiare le cose. Potendole cosi trasformare, un giorno, in risorsa, perche’ in fondo, la nostra sofferenza, se presa nel modo costruttivo, puo’ anche aiutarci. Aiutarci a essere le persone che avremmo sempre voluto essere. Ecco, questo, vedo come potenziale dei nostri problemi. Lo so, penserete che sono pazza, forse lo sono; ma a volte bisognera’ pur vedere il “bello” che c’e’ dentro le situazioni piu’ complicate e, sebbene questo, non sia un mio punto di forza, mentre vi leggo, provo a guardare, a poco a poco, cio’ che c’e’ dentro a ciascuno di noi. Immaginandomi per ciascuna, la presenza di un meraviglioso scrigno, custode di tutti i segreti piu’ intimi dell’nimo umano. E, mentre mi immagino la dolcezza presente in ogni scrigno, penso al suggerimento che vi ho dato e mi sono data con queste rige. Il messaggio e’ dunque, quello di guardarvi dentro e fuori di voi, cercando di guardare il “mondo” che vi appartiene, perche’ se riusciremmo a trovare la chiave giusta, ci renderemmo conto di quanto siamo. Siamo tanto, tantissimo. Siamo un universo di possibilita’, che nemmeno noi immaginiamo. Con questo augurio, vi ringrazio, perche’ essere qui, mi incoraggia molto, mi fa vedere che ciascuno di noi puo’ e deve uscire dalle grinfie della malattia. Vi mando un abbraccio. Un abbraccio che ci faccia sentire semre uniti e mai soli. Infine, spero che, in questo momento, in cui il dolore e la sofierenza emergono in maniera profonda, ci permetta di far emergere quello che siamo, potendo esprimere noi siamo, dandoci cosi’ il diritto di accettarci e acaettare cio’ che fa parte di noi. In altre parole, darci il diritto, di essere libere, di essere cio’ che siamo veramente.

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