Ciò
che sicuramente è chiaro è la voglia di vincere e di non lasciarsi sconfiggere
dalla negatività che si accinge ad arrivare quando non si reagisce a ciò che ci
accade.
Nonostante
tutto quello che ho passato, mal di testa, insogne, mal di gamba e ansie
continue, cose che in diverse forme, quando sono stanca e affaticata, si
ripresentano, la malattia non mi puteva sconfiggere, non poteva bloccare i miei
sogni e soprattutto impedirmi di vincere nonostante tutto. Infondo cosa c'è di
meglio di essere consapevoli, ma non volersi rispettare? Nulla, c'è solo la
possibilità di poter realizzare ogni proprio desiderio lottando strenuamente.
Per me amare la vita e me stessa, significa farlo, ma a piccole dosi.
Perciò
non ho paura della morte, quella è invetabile, perché tuti prima o poi la
devono toccare con mano, ma ho paura che la malattia mi impedisca di fare ciò
che mi sembra indispensabile per essere felice.
Non
credi allora che essere felici e saper vivere sia soggetivo e che il
significato di “star bene” è in definitiva unico e soggettivo?
Per
quanto mi riguarda, sono riuscita a costruirmi la mia vita personale e
professionale, ma quella clinica resta sempre il punto saliente verso cui non
ho mai voluto cambiare. Ma forse va bene così, accettare che non tutto può
andare come noi vogliamo o come gli altri si aspettano che noi siamo: noi siamo
solo il frutto delle nostre esperienze e dei nostri vissuti, solo questo ci può
dire chi siamo stati e chi saremmo. Può certo, tutto è migliorabile, ma è
giusto e coretto che ci acettiamo per quello che abbiamo raggiunto e per le
strade che abbiamo percorso per arrivarci. E’ necessario quindi che ci
guardiamo con compassione e con tenerezza, comprendendo la belezza che è
racchiusa nei nostri cuori e nelle nostre menti, aspetto che pochi conoscono,
ma molti ignorano. Però solo noi siamo artefici del nostro destino, perché
siamo gli unici a conoscerci e siamo capaci
di comprenderne il limite delle nostre possibilità. Un limite labile,
perché in realtà non c'è limite alla nostra vita. Se esiste la voglia e
l'interesse di lottare, nessuno, nenchè meno la nostra mente, può impedici di
riuscirci. Ma sai cosa significa lottare con un corpo che non ti semba
appartenere, soprattutto, con delle orecchie che ti sembrano diverse da quelle
altrui? Significa doversi adattare continuamente a un dispositivo che nemmeno
tu sai perfettamente il suo funzionamento, cercando di comprendere quello che
egli ti offre quotidianamente, ma con la consapevolezza che può modificarsi e
disintegrarsi continuamente. Ma sai anche cosa vuol dire adattarsi all'ambiente
che ti stta attorno cercando di analizzarlo, comprenderlo e appropriandosi
della sua fiducia? Significa dover chiedere continuamente conferme, ma
soprattutto dover trovare il coraggio e la forza di superare ogni paura che si
ci presenta alla mente. Chi non ha a che fare con la sordociecità qualsiasi
forma essa si presenta, non può capire cosa significa “accettare” di avere
anche altre patologie, sintomi, complicanze, perché questa è una patologia
complessa e articolata, più di essere solo sordi o solo ciechi. Significa avere
difficoltà a entrare in contatto con gli altri e con le risorse umane che si
possiedono. Essere sordociechi significa adattarsi ad una quotidianità che ti
impedisce di formarti una cerchia ampia di relazioni, ma nonostante questo si
cerca di lottare per tentare di portarsi a casa determinate vittorie. Essere
sordociechi, significa anche, non sentire in certe situazioni, ma sentirci in
altre, non capire certi concetti, ma comprenderne altrettanti. Significa
insomma sapere che l'ambiente ti da degli stimoli che in certi casi comprendi e
in altrettanti non riesci a acquisirli e farteli tuoi. Essere sordociechi significa far fatica a
rimanere in ambienti troppo affolati o aperti per tano tempo perché il consumo
di energie e di acuteza mentale è limitata. Ciò non significa che stare con gli
altri non siia possibile, ma significa essere consapevoli che, se si verifica
un certa chiusura è normale, perché significa che in quel momento c'è bisogno
di riservare le energie per fare una determinata attività. quindi se si verifica
una chiusura non è perché non si accetta l'ambiente esterno, ma semplicemente
per difendersi “dai ladri di energie” capaci di buttarti totalmente a terra
anche con il morale.
Tutto
si può spiegare, approfondire, capire, ma niente si può comprendere.
Tutto
si po' sentire, percepire, ma diverso è comprendere ciò che si sta sentendo.
Questo è essere sordociechi con impianto coocleare bilaterale.
Perché
ci sono persone che non affrontano i problemi o, comunque, continuano a
illuderti con i loro silenzi? Perché non si accingono a spiegarsi, parlare
essere chiari fin da principio? Perché non dicono le cose come stanno? Perché
siamo così complicati a questo mondo?
Per
essere davero autonomi bisogna poter fare delle scelte, che possono essere anche sbagliate, ma solo
se sbaglio io, posso capire quale può essere la strada migliore della mia vita,
se invece sono gli altri a dovermi dire cosa è giusto e cosa è sbagliato non
riuscirei a modificare nulla della mia vita. Quindi la vita è mia ed è giusto
che io sia l'unica responsabile delle mie azioni e che non ci siano altre
persone che debbano dirmi cosa può essere o non essere giusto. Gli altri
possono aiutarmi, supportarmi in questo percorso, ma non possono mai
sostituirsi alle mie decisioni.
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