Ho sentito dolore: dolore forte. Ho avuto il lusso di sentire, di percepire qualcosa che ho avuto paura mi avrebbe potuto spezzare. Come un crash di una GPU, come un temporale profondo dentro di me che si scatena piano piano, in maniera ordinata spargendo invisibile confusione. Un temporale che si scatena in un attimo che assomiglia ad un unico istante, un unica stilettata di consapevolezza, Nel silenzio della notte mentre si fa mattina, piano piano senza fretta eppure con tutta la fretta del mondo, agile come un gatto e pesante come il dolore ... all'improvviso un
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poi il dolore. Qualcosa che sembra quasi una lacrima impercettibile, ma ancora prima qualcosa che assomiglia alla paura. Paura di non farcela, una transiente mancanza di fiducia in se stessi, lunga un attimo sufficiente a lasciarmi sbattere per cambiare forma.
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qualcosa che si rompe in una collisione, un colpo secco che non ammette alcuna replica, ma solo fare i conti con me stesso. Mi hanno preso qualcosa che sentivo mio. Qualcosa che non era importante eppure mi ha fatto male: e ora so perchè.
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E la pioggia dentro di me, il cielo nero di una notte che aveva bisogno di scatenarsi per poter finire. Forse avrei trattato male chi mi stava vicino, forse mi sarei chiuso in un silenzio che nemmeno io avrei saputo spiegarmi. E invece pioggia, mentre precipito finalmente dentro di me quanto basta per capire cosa sia successo, per diagnosticare i danni, gli effetti del colpo. Odio che si scioglie nel tuono per diventare quasi lacrime che ora minacciano di uscire dagli occhi. Cade nei campi dei ricordi che percorrerò con Loretta per sciogliersi così un giorno si trasformerà in consapevolezza. E grido in silenzio. Non posso gridare ma Max Gazzè grida per me. Dolore che mi spacca. Un grido che non lascia spazio ma solamente dolore. Tanto che fatico a stare seduto sulla sedia. E' sofferenza liquida che non passa per lo stomaco. E' la mente che balza qua e là pensando alle cose più sconce per cercare di salvarsi ma senza potercela fare perchè incatenata. E poi all'improvviso va con Max. E allora comincio a cantare dentro di me.
"Non ti leggo più
storie di fate
impegnate a buttar giù zucchero in mare.
Fatti spiegare da un astronauta la matematica dei rami!
Dei rami..."
E adesso potrò guardare anch'io di nuovo il cosmo nella tazza della colazione.
Enrico M.
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