Ci sono storie che incominciano prima che tu possa imaginare: nascono dal cuore e ti riempiono d'amore. lo stesso che senti nei confronti della vita, che hai tanto amato come odiato. sì, è grazie a quell'amore grande grande che è incominciata la mia storia, la nostra storia: quella per una nuova vita. la tua vita, quella di un bimbo bellissimo che cresceva a poco a poco dentro la mia pancia. sì, questa è la storia di una gravidanza che a poco a poco ha preso il mio Cuore, l'ha nutrito e l'ha fatto crescere inesorabilmente: in altre parole mi ha permesso di diventare mamma di cielo. quel bimbo che è cresciuto dentro di me per 6 mesi si chiama Boris Giuliano; purtroppo a un certo punto le cose non sono andate più bene. improvvisamente, in poco tempo, il collo dell'utero si è repentinamente accorciato e il 24 aprile 2025, alle 16:55 è nata una splendida creatura, che però non ha avuto la fortuna di poter vivere per molto, se non per qualche minuto, per poi venire a mancare quasi subito. difficile descrivere le sensazioni di quel momento: esisteva solo il mio dolore, la mia sofferenza, il resto era come distante, lontano dalla realtà; ma inutile dire la calma e la serenità che mi dava nel tenerlo in braccio anche dopo che aveva smesso di respirare. era così bello, delicato, candido, puro. sembrava che volesse correre per tornare ad essere libero, libero dalle sofferenze di questa terra. sembrava come dire che anche lui voleva sentirsi un po' come avevo desiderato essere per una vita intera: libera da preconcetti, fuori dagli schemi e da ogni costrutto sociale che mi portasse ad adagiarmi troppo alla vita. no, Boris, come me ha voluto volare via, libero, come una farfalla che non conosce spazio ne tempo, come se stare dentro_la mia pancia lo facesse sentire troppo ingabbiato per poterci rimanere. in un certo modo, nel dolore, nella sofferenza ha saputo farmi un grandissimo dono: mi ha permesso di prendermi cura di me, della mia salute come non avevo fatto mai in vita mia. Boris è stato il mio/nostro salvatore, colui che aveva una chiara missione nella sua vita e and andandosene così presto è riuscito a raggiungere il suo scopo: salvare sua mamma dalla gabbia che la teneva rinchiusa da una vita. prendermi cura di me, accettando il mio corpo per quello che mi sa dare è stato uno degli scopi di un'intera esistenza, e poi sono bastati questi mesi, la presenza di qualcuno di importante, importantissimo, per uscire una volta per tutte da quella gabbia che mi rinchiudeva da tanto, troppo, tempo. ammetto che manca tanto, che avrei voluto averlo qui con me, fra le mie braccia, per potermene prendere cura per tutta la vita, ma purtroppo questa mancanza non posso colmarla in nessun modo. quello che so è che Boris è qui accanto a me ogni giorno e che mi saprà proteggere in ogni modo. inoltre, credo, che averli dato degna sepoltura, dove volevo io, ossia vicino a casa, sia il miglior modo per sentire la sua presenza in ogni momento. e quando l'aria viene a mancare, quando sento che il fiato manca, posso andare a trovarlo, a prendermi cura di lui anche dal cimitero. credo, che infondo, anche questa è una forma per ricordarsi dei propri figli in cielo, continuando a prendersene cura per quello che è possibile anche in terra.
questa storia vuole parlare di lutto perinatale, di cosa significa stare male dopo che perdi un figlio che stavi attendendo da diverso tempo. naturalmente, sono esperienze note e vissute fra le donne, ma di cui si parla ancora troppo poco. non si sa bene come, ma quando perdi un bimbo, nessuno pensa che pure questo è un lutto. Un lutto considerabile al pari di qualsiasi perdita di una persona cara. però la società non sembra riconoscerlo allo stesso modo, anzi spesso ti dicono: "ma siete giovani, ne potete fare un altro" oppure "ma fra un anno sarete ancora qui a partorirne un altro", "perché stai male, mica l'hai visto` come si vede molto c'è da fare per dare lo stesso riconoscimento di un qualsiasi lutto, al lutto perinatale. ebbene sì, questa storia intende abbattere lo stigma, aiutando altre mamme di cielo, a non sentirsi sole; perché un sentimento che ci accomuna dopo esperienze come queste e di sentirsi sole nel proprio dolore, senza sentirsi capite da chi ti sta vicino. inoltre, la mia storia con Boris vuole lanciare una lancia a favore degli operatori sanitari, che se formati, possono diventare risorsa per stare vicino a una mamma in lutto, aiutandola a avere ricordi positivi e non solo quelli traumatici di una perdita come quella in cui mi sono trovata ad affrontare, ricordandomi, come diceva qualcuno, che anche i medici hanno un'anima. in un certo senso, l'esperienza con Boris, mi ha permesso di ricevere in cambio tutto quello che non credevo avrei mai ricevuto da L equipe sanitaria: attenzione, vicinanza e comprensione. credo che anche questo sia un grande dono del Cielo: crederci in ogni modo, fino in fondo, perché anche quando ti diranno che non è possibile, ci sarà sempre qualcuno che ti resterà al fianco e continuerà a crederci assieme a te e posso dire che in quest'occasione di persone che ci hanno creduto fino all'ultimo istante ce ne sono state tante. perciò ringrazio Boris perché ancora una volta, in mezzo alle difficoltà, al casino emotivo, mi ha permesso di dire sì alla vita, anche quando avevo smesso di crederci, perché prima di lui non pensavo più di vivere, perché non trovavo un senso valido per rimanere qui.
sì, Boris mi ha permesso di cambiare, di crescere e allo stesso tempo di fare i conti con me stessa, con la mia salute e sopratutto col mio corpo: perché infondo quel che resta sono i ricordi, quelli che rimangono. e d'altronde il nostro corpo quei ricordi c'è li rimanda sempre alla mente: basta toccarsi la pancia, avere qualche fastidio all'utero o comunque nella parte pelvica, per rimembrare ogni sorta di evento. infondo, basta poco per farti cominciare a piangere: basta sentire il proprio corpo, sentire il pianto di un bimbo per strada, sentire una mamma che gli parla, per rituffarsi in quel senso di solitudine e vuoto che da giorni, settimane e mesi senti dentro il tuo petto e, purtroppo, non c'è distrazione che tiene, per dimenticare, per non stare così male, anche perché un figlio, in cielo o in terra, non si potrà più dimenticare. d’altra parte, non è un caso, che ci si sente di essere genitori ancora prima del concepimento e di rimanerlo per sempre anche se non potrai più tenere fra le braccia il tuo bambino. ed è anche per questo, per portare avanti il proprio compito, la propria missione di genitori, che è giusto, importante raccontare la storia di Boris e della sua mamma, perché nessuno si debba sentire più sola dinanzi a sofferenze così grandi, talmente immense, che non ci sono parole per poterle spiegare. infondo vale solo per certi amori, quelli che non si possono raccontare, se non con le sole emozioni: le emozioni di una mamma che ha combattuto fino all'ultimo per salvare il salvabile, suo figlio, e quale amore più grande di questo? penso nessuno; perché certe lotte, si combattono solo perché è il cuore che comanda. senza il cuore, senza la forza dell'amore, certe cose non si fanno: si portano avanti solo perché dentro c'è un fuoco, un desiderio, che ti smuove, arde ogni passione e ti da la forza per affrontarle tutte con la forza di un leone quando deve proteggere i suoi cuccioli. e ancora una volta, quando serviva, ho tirato fuori unghie e denti, per dimostrare prima di tutto a me stessa e poi al mondo, che nulla mi può fermare davanti a un amore così grande, se non la morte; e comunque, anche mentre ero lì in preda al dolore, alla sofferenza, non smettevo di sperare, di credere che le cose potessero andare meglio. perciò, posso dire, che ho fatto tutto il possibile, forse, l'impossibile, perché le cose potessero andare al meglio delle possibilità e insieme a Boris fino all'ultimo non abbiamo mollato il colpo.