giovedì 21 maggio 2020

IL CODICE DEL CUORE


Tanta è la solitudine che vive dentro alle persone che non si sentono capite, comprese, considerate
da chi ci ama. Troppa è la paura di non comprendere e non essere compresi, che impari a tenire tutto
dentro, per paura di soffrire troppo. La verità è che più tieni dentro la tua sofferenza, il tuo dolore, più
ti sembra di scoppiara e, più eslodi, più rischi di finire sotto attachi di panico. Perché i peso della
paura è troppo: troppo da sopportare, da tollerare, da comprendere e accettare ma soprattutto, da
gestire e regolare. Così difficile che arrivi, a un cert punto, a sentire un peso enorme sulle tuespalle.
Così pesante da divorarti dentro. Un peso che, però, continui a portarti dentro, fino a quando, un
giorno, nel bel mezzo di una sofferenza fisica, incominci a vomitrlo fuori, un po’ come se i stessero
spingendo a “urlare” tutto cò che ti fa stare male. Vomitare il dolore, la rabbia, la sofferenza che senti
dentro a te stessa e chi ami. Vomitare quando non ti senti capita, non ti senti compresa, ma
sopatutto, quando, chi dovrebbe sostenerti, ti chide con tutte le forze di lottare, di non mollare e,
soprattutto, di resistere ancora. E mentre ti senti dire tutto questo, fra te e te, ti chiedi: “m se in tutti
questi anni non avessi lottato abbastanza, non avessi sputato sufficiente sangue, non avessi mai fatto
abbastnz per chiedere aiuto, ma se fossi rimasta a vedere e non a reagire, ma se tutta la fatica e tutto
il dolore non mi pesassero a sufficienza, ma se, per sentirmi accettata da hi si ostina a farlo, dovessi
fare ancora di più, perhé non mi sembra di aver fatto abbastanza, come posso essere arrivata dve
sono oggi? come posso portarmi sulle spalle tutto il dolore che ci appartiene? Cosa posso fare, di più,
per poter essere me stessa, per non dover lottare per ogni cosa: persino, sentirmi accettata e accolta
dal mndo che mi circnda? Cosa posso fare per non dovermi sentire così stanca, così affaticata, così
spossata ogni volta che provo ad esprimere quello che vivo giorno dopo giorno”.
A tutte queste domande, non ho risposta, perché, infondo, il cuore nen misura le cose.
Non si chiede se si sta facendo abbastanza, o se invece, si sta facendo troppo poco.
non si chiede se si possienono o meno limiti: lui no conosce alcun limite.
Non si chiede se sta amando a sufficienza o, se invece, abbia bisogno d’amore: lui desidera solo
donare e ricevere amore.
Non si chiede se andiamo più o meno bene: a lui basta sapere che siamo noi stessi che siamo
tirando fuori la sua voce, quello che si sente di dire. Al cuore non interessa sapere se stiamo ferendo
o meno, a lui interessa sentirsi libero di esprimere ciò che si ~: sé stessi.
Infondo, il cuore, non conosce misure: passa tranqulamente dal volere un’infinità d’affeto, a non
desiderarne afffato, senza alcun problema e, chi affronta la quotidianità attraverso i suoi occhi, vive la
vita senza mezze misure. E. mentre scrivo queste parole penso che infondo, il peso del dolore, è
ininitamente grande e, che qundi, non si può misurare.

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