Quanto è difficile rimanere fermi, fermi sul
proprio dolore, sulla propria sofferenza. Rimanere focalizzati lì, sul proprio
dolore non è facile. Evitare di scacciare via ciò che ci fa stare male è
veramente complicato, è ancora più complesso comprendere e accettare ciò, se
quella sofferenza è stata “creata” da noi stessi e dalla nostra condizione
attraverso atteggiamenti/comportamenti che possono essere controproducenti per
noi e per gli altri.
Si tratta di sofferenze che nascono da,
un'inconsapevolezza dei propri stati emotivi, i quali si presentano prima
dell'atteggiamento vero e proprio. Nel mio caso, si tratta di quegli stati
emotivi che si presentano prima di una crisi di fame, capaci di farmi star
male, anzi, abili a gettarmi negli abissi più profondi. Un dolore derivato dal
peso che, i sensi di colpa, la paura, la vergogna e il senso di inadeguatezza
influiscono su noi stessi. Tutte queste emozioni, nonostante pesino, si
presentano ogni volta che “si vive qualcosa di negativo” o comunque di “frustrante.
Inoltre, tali comportamenti si presentano quando si presentano continuamente
quei comportamenti autolesionistici, come quello del mangiare compulsivo,
aventi effetti devastante sulla vita psichica della persona. Ciò che si vive è
veramente faticoso, ma piuttosto che affrontare la frustrazione, nel caso mio
dell'incomunicabilità con le persone che
mi vogliono bene, si preferisce mantenere quel comportamento senza provare ad
abbandonarlo. Questo porta a percepire in maniera continua quel senso di
affaticamento che si presenta a seguito di una crisi di fame.
Lo so, è un paradosso, ma come è risaputo,
spesso ci risulta talmente complesso gettare a terra quei muri creati dalle
nostre stesse abitudini. Ciò risulta complesso, ancora più se dietro a quel
comportamento abitudinario, non si è acquisito un grado elevato di
consapevolezza dei propri stati emotivi.
Lo so, spesso la consapevolezza può uccidere, perché nonostante comprendiamo
quello che accade, non riusciamo a dare una spiegazione logica ai nostri comportamenti.
allo stesso tempo, ci aiuta a “guardare” con altri occhi, cio’ che ci accde.
percio’ una consapevolezza cosi’ ellevata, porta
a sentirci incompresi e, quindi, non riusciamo a comprendere nemmeno le ragioni
del nostro agire. Tutto ciò ci fa preoccupare perché ci porta a voler mantenere
ancora più controllo su noi stessi e sulle nostre abitudini pericolosamente
dannose. La consapevolezza, però, permette anche di incominciare un percorso di
crescita e cambiamento, che sicuramente non è facile, ma che certamente
permette di trasformare totalmente la propria vita. perciò, se vogliamo che
questa trasformazione avvenga, è necessario un lasso di tempo lungo, in cui
attendere con estrema pazienza al fine che i cambiamenti interiori si
verifichino. Sarà proprio quel tempo necessario che permetterà l'inizio di
profondo processo di cambiamento. Sarà quindi, grazie a quel dolore, difficile
da accettare, che le cose potranno cambiare. Questo perché, sono qui momenti di
stallo, di profonda difficoltà, in cui lanceresti tutto all'aria, in cui si
recuperano le energie necessarie per affrontare tutto ciò che permette di
modificare ciò che ci fa stare male. Non si può dire che sia facile, anzi,
tante volte, sembra impossibile, perche’ saper vivere quei momenti richiede
tanta motivazione e lucidita’ mentale. Essere lucidi in quelle situazioni,
infati, richiede molta forza d'animo, molta energia da investire verso quel
momento di difficoltà/problema. Insomma, decidere di “guardare diversamente” le
nostre crisi, in partcolare quelle legate al cibo, non è facile. Perché se per
abitudine, dopo una crisi, si presenta il senso di colpa, difficilmente si avrà
la fermezza di vivere con positività qui momenti. Già anche da dire, che quei
momenti avvengono quando sei stanco e hai una percezione di te stesso e della
vita distorto. Pensi infatti che quello che fai è inutile, che tutto ciò che
fai per gli altri non ha senso e soprattutto che gli altri fanno è sicuramente
migliore di ciò che effettivamente tu riesci a effettuare. Lo so, sono tutti
pensieri disfunzionali, ma esistono e rifiutarsi di vederli è solo un male.
Forse, però, nel nostro caso, trascurare ciò che viviamo, sofocandolo nel cibo,
è comunque un comportamento non positivo per noi stessi, che ne soffriamo e per
gli altri che non riescono a capirci.
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