Ribadire i propri diritti

A volte non è semplice sentirsi parte integrante di un determinato contesto sociale. Spesso si ci sente “ai margini” anche quando, nei luoghi in cui sei cresciuto e vivi ti sei ormai incluso. Sì, ti senti indifesa, lasciata a te stessa, sola, anche quando attorno hai persone che si prendono cura di te, del tuo stesso cuore. Quel cuore che spesso si è sentito inascoltato, ummigliato, lasciato a se stesso, da parte. Quel cuore che ha chiesto tanto, troppo, e ancora, chiede disperatamente di essere capito, ascoltato, considerato, in un certo senso, non ignorato. Quel cuore, che sempre più, si sente sotto minaccia, sotto accusa, sotto continue critiche, giudizi, valutazioni fatte senza la minima sensibilità ed empatia. Quel cuore che ha paura di se stesso, di chi non si prende lo spazio di ascoltarlo, capirlo, senza sentirsi sotto pressione. Sì, quel cure che desidererebbe solo essere lasciato in pace, in qualche modo, sentirebbe il bisogno di potegersi, cullarsi, coccolarsi per tutto quello che è e che è stato. In altri termini, avrebbe bisogno di sentirsi sé stesso, di essere visto non solo per ciò che vorebero gli altri, ma anche per la propria storia, il propqo vissuto personale, in sostanza per ciò che ci si porta dentro, nel proprio CUORE. Ebbene quello sì che è un cuore per persone forti, coragiose: quello di una ragazza fragile e forte allo stesso tempo, sensibile e vulnerabile, ma è grazie a carateristiche come queste che ha potuto resistere e lottare in tutti questi anni in cui la sofferenza non ha tardato ad arrivare. Sì quella sofferenza tante volte è stata la forza, il cavallo di battaglia, perché in una società che non è fatta per i cuori fragili, sensibili, è riuscita a farsi sent”re, a far sentire in qualche modo la propria “VOCE”. Quella voce che tante volte non ~ stata ascoltata, compresa, tenuta in considerazione, silenziosamente, attraverso la propria storia, ha incominciato a farsi sentire, percepire, in un certo senso, vivere. Ebbene sì, per riuscire a farsi sentire dai più, ha sofferto molto, ma alla fine, dopo tutti questi anni di grane lotta, grazie ad alcune persone “Speciali”, che si port nel cuore, ha compreso di non essere “pazza”, di non “star urlando” per niente, ma che in qualche modo, aveva il diritto di “DIRE LA SUA” di esprimere la persona che è e tutto ciò che si porta dentro. In un certo senso, stando ai margini della società, dove spesso ci si sente soli, si apprende tanto, troppo. In particolare si impara che il cuore, ciò che si porta dentro, per ognuno è la cosa più importante, anche quando agli occhi degli altri sembriamo insensibili, poco interessati all’altro, in realtà, a modo nostro, riusciamo a lasciare un segno, che per chi ha sofferto come noi, in quanto persone con una duprice disabilità (visiva e uditiv), con un disturbo alimentare in corso, con un contesto famigliare dalle dialettiche complesse e difficoltose da districare, è qualcosa di meravigliosamente grande. In un certo senso, per un attimo, si riesce a percepire quanto, anche in tutta quella sofferenza, ci sia forza, coraggio, determinazione. In un certo senso, che ci sia “valore”: quel valore che nel mezzo delle dificoltà, dei problemi quotidiani, non si riesce a sentire, parcepire, riconoscere. In un certo senso, è come se si avesse il bisogno, la necessità di qualcosa che ci faccia sentire di aver potuto date il proprio contributo, per sentirsi “utili”, in altre parole, per percepire che la propria presenza a questo mondo non sia stata vana, che la propria vita, anche nelle condizioni più complesse, abbia un senso, uno scopo, un fine più grande di quanto si possa pensare. Quello che ci permette di tenerci in vita, di non mollare anche nei momenti più complessi e incasinati. Sì, avere uno scopo, un obiettivo, un sogno da perseguire è il motore per sentire che “VALIAMO” che in qualche modo possiamo dare e chiedere molto a noi stessi e agli altri. In definitiva, avere uno scopo, un obiettivo, in cui sentiamo di poter donare noi stessi, prendendoci cura di chi ci sta accanto, è sì sfidante e difficoltoso, ma è altresì gratificante e soddisfacente per noi stessi, per la nostra stessa esistenza, che in circostanze particolari, necessitadi percepire, sentire, vivere fino in fondo quella forza, quel “valore”, quella determinazione nell’aver raggiunto i propri scopi. Ebbene sì, essere giovani donne, donne, con una disabilità, non è sempre semplice, perché si ci sente sempre ai margini, ai confini, dei contesti sociali, ma allo stesso tempo, ~ una sfida in più per PRVARCI, per “FAR SENTIRE LA PROPRI VOCE”, il proprio cuore: in altre parole, per far sentire che esistiamo anche noi e che anche noi, come tutti, abbiamo dei DIRITTI e ei doveri a cui dobbiamo rispondere. DIRITTI che in altri termini ci portano ad assumerci delle responsabilità. Responsabilità che in qualche modo ci ricordano di quante lotte, quanta sofferenza per riuscire a essere noi stessi, ad esprimere ciò che pensiamo e sopatutto ad essere liberi di fare delle scelte. Scelte che non potranno essere sempre accettate da tutti, ma sono le nostre e, proprio prché derivao dalla nostra storia, è giusto e doveroso rispettare. Senza dimenticare che per ottenere quei diritti, quelle libertà, quelle possibilità di agire, di esprimere la propria oppinione, di partecipare attivamente (a modo nostro) all’interno delle comunità locali, derivano da battaglie vinte e sconfitte da chi, come noi, ha conosciuto e toccato con mano, la realt[ in cui oggi noi ci troviamo. Per questa ragione, continuiamo a combattere, a esprimere apertamente i nostri bisogni, le nostre esigenze, i nostri diritti al fine di far rispettare quelli già riconosciuti e mettere in mostra quelli che devono essere fatti sentire, ascoltare, che in un certo senso, che debbono essere ribaditi. In altre parole, non smettiamo di far sentire la nostra voce, anche per chi, per troppo tempo, per via del proprio carattere o delle circostanze in cui si vive, non ha potuto o non può parlare, far sentire la propri voce. Perciò se ne abbiamo le possibilità e se ci rusciamo cerchiamo i tirare fuori tutto ciò che viviamo, sentiamo, percepiamo: facciamo sentire il nostro cuore che a squaciagola si fasentire, ascoltare, si fa sempre amare, anche elle circostanze più tese e complicate.

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