sabato 26 febbraio 2022

UNA FREDDA CONFUSIONE...

Sento freddo. Un freddo che non percepisco sulla pelle, ma nelle viscere, nel sangue, sulle vene, sulla superfice della pelle, un po' come se percepissi un brivido sul cuore. Un freddo di cui conosco le parole, i silenzi, le cose da fare o non fare, i dubbi e non dubbi, ma soprattutto ne conosci le sensazioni. Quella sensazione di non essere capito o ascoltato. Quella sensazione di paura, la paura di cambiare le cose. sì, le conosco quelle sensazioni, e ne conosco anche il decorso... Il decorso della malattia, del disturbo: lui arriva e tu cerchi di ignorarlo, ma questa volta ti rendi conto che non puoi evitarlo. Sai che esiste e con Lui ci devi fare i conti che tu voglia o no. E io di voglia non ne ho nemmeno un po'. E anche se so perfettamente che si tratta della mia salute, non sento la voglia, la forza il coraggio di affrontare quest'aspetto della mia vita. Ma a volte la vita ti mette a faccia a faccia con le tue difficoltà, a tu per tu con i tuoi demoni più profondi, impedendoti di evitare quello scontro che da tempo cerchi, in tutte le maniere, di evitare. E quando succede, ti senti logorare dentro, perché sai che, nonostante non ne abbia alcuna voglia, devi confrontarti con te stessa e, con le conseguenze, della malattia, oltre che con le persone che non ti capiscono, che non riescono ad accettare che tu sei fato così come sei. Eppure con la propria salute, col proprio corpo, non si può discutere molto, non si ci può far capire più di tanto, perché lui parla con i valori, con i numeri, con le cifre. Le stesse cifre che per una vita hai cercato di ignorarle, perché ti hanno fin troppo logorato, devi imparare a farci i conti. E io di farci i conti, spesso, difronte a contesti che non capisco, non ne ho assolutamente voglia. Ancora meno, se so che dall'altra parte so che mi valuteranno attraverso quei numeri. Con quelli diranno se sto bene o meno. No, quando mi si calcola, quando mi si misura, non riesco proprio ad accettarlo: mi fa talmente schifo, che tante volte cerco io stessa di tenerli alla larga i numeri. Cerco di lasciarli da parte, di rifiutarli, fin che posso di non usarli. Ma poi, a un certo punto, gli usano gli altri, e quando lo fanno mi pesa. Mi pesa così tanto che mi rifiuto di rispettare qualsiasi regola mi viene imposta per "stare bene". Stare bene in che senso poi? Secondo quale principio? Io non lo so.. non lo capisco. Ma veramente, non è una ribellione. Non è un modo per mettermi contro. nN, semplicemente non capisco e quando non capisco, non ritengo giusto rispetare ciò che mi chiedi o adirittura mi imponi. Ma cosa posso fare? Come posso fare per trovare un compromesso? Per farsì che il mio demone diventi un punto di forza? Io in verità non lo so, almeno non ci sono riuscita in tutti questi anni, quindi non so se c'è la farò anche sta vota. Quello che so e che ci sto provando, e sebbene qualcuno potrebbe dire che non è così, per me è tutto il possibile. Quindi non lo so, non so cosa fare. Quello che proverò è seguire ciò che mi dice la mia dottoressa, il mio medico di base, ma anche questo è un tentativo fra i tanti: fra tutti quelli che ho provato a portare avanti per stare meglio. La verità è che a nessuno basta: in primis al tuo corpo. A lui non basta tutto ciò che fai per combattere, per provare a cambiare le cose. No, per lui è comunque un tentativo fallito. Uno stress che non capisce, quando io per prima non so cosa fare. Non so veramente in che direzione posso andare.

Ma una raccomandazione posso provarla a dare:  Chi si è acquisito la mia fiducia, cerchi di tenersela stretta, perchè una volta persa, non riuscirà più ad averla, sopratutto dinanzi a questioni su cui ho sofferto così tanto. No, una volta tradita, non riuscirete a averla nuovamente. Perciò anche se va tutto di merda, anche se non otterete quello che desiderate, io sono qui. Sono qui per combattere, per provare a fare il mio meglio. Sono qui che provo a NNON MOLLARE nonostante tutto. Vi prego, lo so che potrei fare di più, molto di più, ma voi acettatemi per quello che sono, per quello che faccio, per gli sforzi che porto avanti giorno dopo giorno. E anche se tutto va storto, voi ricordateli quelli sforzi, teneteli in considerazione, perché sarà l'unico modo che avrò per non soccombere dinanzi a tutto questo casino. A non soccombere nonostante la complessità della situazione: una situazione che siccuramente non è rose e fiori, ma perlomeno penso di aver cambiato molte cose. Perciò, anche se vi sembra che tutto sia dificile, grave, complicato, ricordatevi di quei cambiamenti, di quel percorso fatto per stare meglio, per non soffrire troppo dei propri stessi comportamenti. Ricordatevi, che per essere dove sono, per cucinare in autonomia, per non farmi troppo male, ho dovuto combattere con le unghie e i denti. Sì, non dimenticatelo, perché se vi dimenticate di questo, state dimenticando di me, di chi sono e di chi sono stata. Per questo, combatete con me, silenziosamente, senza porre giudizi, senza impormi scelte, senza prendere iniziative al posto mio. Quello che chiedo è di rispettarmi, per quello che sono e per le scelte che intrapprendo. Che vi piacca o no, il dolore mi ha portata a tenere conto di ciò che un servizio, un servizio che contine le stesse lettere di una patologia: CAD( cento antidiabetico), contiene le stesse lettere di una patologia che riguarda lo stesso problema alimentare. Sì, questo mi fa alquanto ridere, perché mi fa capire che, spesso ciò che dovrebbe essere curato attraverso un'equlibrata alimentazione, a volte, viene alimenta dagli stessi DCA. È per me, un servizio che risponde ai bisogni delle persone, in maniera framentata e parziale, non ha ragion d'essere. Perché, un servizio, per quanto si possa occupare di una specifica patologia, deve sempre e comunque tenere conto della persona e della sua complesità umana. Perché, prima che pazienti, prima che medici, che professionisti, siamo persone. È in quanto persone abbiamo bisogno, la necessità di essere tratate in quanto tali. È, mentre questa consapevolezza mi cresce dentro, quel freddo si trasforma. Si trasforma in rabbia. È tu non puoi fare altro che tirarla fuori quella rabbia, per poterla manifestare a chi di dovere. A chi dovrebbe provare a cambiare le cose insieme a te. A chi in un certo senso, dovrebbe accompagnarti verso quel percorso di cambiamento, che da tanto, troppo temo sto cercando di portare avanti. 

   punto di inserimento all'inizio

giovedì 10 febbraio 2022

IL RITORNO DI UNA "BINGER" IN CAMMINO

Amici, compagni di battaglie, lo so che È tempo che non scrivo su questa pagina, ma dovete perdonarmi, sapete anche voi, la vita si sa, sa trascinarti in vortici che non finiscono mai. Ebbene sì, anch'io ci sono finita in questo vortice: un vortice che mi ha preso, che mi ha divorato e non mi ha più lasciato stare. Nulla di negativo, ma sapete com'è la vita, va avanti senza che noi ce ne accorgiamo fino in fondo. poi sapete anche voi, la vita ti stupisce sempre, costringendoti a fare certe scelte, che avresti voluto fare diversamente. a proposito di scelte che avresti voluto fare con i tuoi tempi, e non di coloro che ti stavano accanto, da aprile scorso ho deciso di dare una svolta alla mia vita uscendo di casa.  E da qoando ho preso quella decisione, che non rimpiango per nessuna ragione, mi sembra di correre, di correre una maratona che non ha fine, ma si sa qkella è la maratona della vita: una maratona che ti spinge ogni giorno a confrontarti con te stesso, anche quando non ne avresti voglia; ma la verità e che te stesso per mesi non lo senti più, o comunque ti sembra di non trovarlo. la verità e che lui c'è: è li nascosto con te e combatte ogni giorno perchè tutto possa funzionare, ma poi arriva un tempo in cui ti rendi conto che non deve funzionare per forza, deve funzionare per te. e E, quando lo scopri, non tutti sono in grado di accettarlo. E forse tu ne sei il primo a non volerci fare i conti con la realtà, con ciò che il quotidiano ti offre. In questi mesi è successo di tutto, ma ciò che è chiaro è che non riusciro a parlare, a raccontare ciò che vivevo e vivo. Forse perchè mi sentivo ingessata in me stessa, forse perchè a Volte servono certe batoste per tornare a "usare la scrittura" come arma per sopprarirere. sì, a volte mi è sembrato di non vivere, ma in verità, non ho smesso di combattere nemmeno per un istante: anche quando mi sembrava di non farcela, ho indossato il sorriso e ho continuato a vivere. Vivere non solo per me stessa, ma anche per chi mi sta accanto ogni gorno, dandomi la forza per andare avanti: il mio ragazzo. Questo mi ha cambiato profonamente, perchè mi ha portata ad uscire di casa, per essere più libera, per poter combattere ancora di più i miei demoni interiori. E, infatti, per molto tempo, fino ad ora, sono rikscita a tenere pit a bada i miei incubi alimentari. e, forse, questa è stata la più grande vittoria che ho ottenuto! Kna vittoria che mi ha fatto capire che spesso il vissuto che mi porto dentro e il modo in coi affronto e vivo le cose, fa la differenza. sì, in qoesti mesi s successo di totto: ho imparato a cucinare, a fare del mio nemico, il mio migliore amico. Cominciare, affacendarmi in cucina, è diventa un altro modo per non pensare troppo, e per non farmi pesare ciò che vilo. Questo mi hatto pensare quanto, a volte, le nostre paure più grandi possano direntare risorse per poterle affrontare al meglio. Naturamente, ciò non significa che ho skperato totalmente il mio problema: ancora oggi ho dei momenti in cUi mangio continuamente determinati cibi in quantità maggiore di qoanto vorrei. A volte, mi capita che se ho in casa dei alimenti che mi sparentano o delo mangiari in fretta, oppkre devo darli al mio ragaozo, perchè averli in dispensa mi mettono ansia. QUesto Vi  fa capire che il rapporto col cibo e col corpo, sickramente è cambiato molto, ma naturalmente non ho ancora superato totalmente. ma forse sono arrivata al punto che posso dare qualche consiglio ai genitori su come affrontare il Binge con i propri figli. Naturalmente questI consigli sono basati solo sulla mia esperienza personale, ma magari può aiutare anche altri a non soffrir. 

 i consigli di una "binger" in cammino:
. Insitere non funziona con tutti: se a una persona che è consapevole dei suoi limiti le ribadisci che deve o non deve fare determinate cose, potresti ottenere l'effetto contrario.  Quindi se puoi, cerca di starle accanto, di capirla ma non insistere su qkestioni che avete gir affrontato. forse ascoltandola avrai più possibilità di poter dialogare con maggiore serenità. il tempo vi permeterà di affrontare anche temi spinosi come quelli legati al disturbo alimentare;
. Togliere/impedire qualcosa non aiuta nessuno dei dke: ne te che cerchi di aiutare, ne la persona che, più si sente limitata, più tende a cercare "ciò che le fa male" per farsi ancora più male cmn quegli stessi alimenti. Questo ti fa capire quanto si possa "alimentare" una malattia soltando limitando/impedendo di mangiare/o non magiare qualcosa.
. Parlare del cibo: porre attenzione sul problema, alimenterà  lo stesso problema. si consiglia qoindi di non porre l'attenzione al cibo e al corpo, ma piottosto  affrontare altri argomenti connessi alla relazione. Per resempio guadandosi negli occhi, provando a dialogare, forse c'è qualche spiraglio in più di capire la persona che si ha difronte.
. Giudicare la persona sulla base del suo comportamento alimentare: bisogna imparare che la persona non va giudicata. e, qoando volete dirle che qualcosa non va, non dovete mai associarla a un sko comportamento, altrimenti la persona impara a capire che un determinato gikdioio, non è solo  rivolto a uno specifico comportamento, bensì al suo modo di essere. Bisogna dunque fare attenzione a ribadire che tale critica è  un azione e che in quanto tale la si critica per quella che realmente è, senza perciò dare un giudizio sulla persona. In definitiva, è fondamentale distingkere che ciò che si fa, non va per foroa a bracetto con quello che si è. Anche perchè quello che siamo, è un infinitq di cose che ci rendono unici, spcciali, rari. per qoesta ragione è importante, anzi fondamentale rispetare la persona per quella che è reramente, con i sooi pregi e i sooi difetti. in definitiva per quello chesi porta dentro e per cui ha combatutto giorno dopo giorno, perchè infondo quel che conta e quello che si porta ner CUORE. 

DENUNCIA A UN MEDICO CHE HA CONDIZIONATO LA VITA DI UN SUO PAZIENTE

Se ti dicessi che ho smesso di fidarmi: di fidarmi della scienza, dei medici, della medicina e di tutto il resto. tu come la prenderesti. la rerità e che non lo so. forse se fossien medico ci resteresti male, forse  ti rergeneresti, o ferse mi daresti ragiene. non lo so, quel che se ö ch negli ultimi tempi ho smesso di fidarmi di molta gente, persino delle persone professionalmente più autorevoli, quelle che hanno studiato per anni malattie così uniche e rare. sì non mi FIDO PIÙ: non mi fido più di chi vorrebbe curarmi ma mi contattasolo quando ho l'appuntamento, non mi FIDO più, di chi fa finta di interessarsi, ma poifa solo il sâo lavoro. non mi fido più di chi ti dice che c'è solo in determinati orari e non in altri, che non ti da un contatto alternativo per starti ricino, che in definitira non è "a disposinione" per i miei problemi. perchè la verità e che non mi fido più delle liste d_attesa, che sempre di più si allongano. no: non posso più fidarmi, perchè io sono sempre messo all'angolo. all'angolo perchè il mio problema  nmn t gpareperchè, a dire loro, sono NORMO PESO. No, non accetto più di essere tattata  sulla base di cifre, numeri, valori e non per il dolore che mi porto dentro. No, questo non lo accetto. e quindi me ne vado, mi nascondo, mi rifogio nel mio dolore fin che posso resitere, ma poi arriva lora anche per me di dire BASTA. Basta aspettare, basta stare in silenzio, basta combattere contro il too stesso corpo. perchè anche per me il tempo non è infinito. per questo voi resposabili di qoesto scelerato dolore, ascoltatemi, e prendetemi in braccio, perchè io in braccionon riesco più a prendermi. Sono stufa di chi mi dice che devo fare qkesto o questaltro, ma poi non riesce a starmi accanto. sono stkâfa didoler soffrire, per un dolore che mi dilora dentro ogni giorno.  ascoltatelo quel quere h:zeh] ro[e[e, rereh] ha un modo di parole da dirri, prima che però sia troppo tardi, perchè potreste pentiri, di non arelo fatto.

Queste richesono un accusa molto forte verso un mondo di personale sanitario, che non è stato capace e non lo è ancora, di COGLIERE e ACCOGLIERE di chi soffre amali che definire atroci è limitato. mali come questi segnano dentro ogni giorno e lasciano cicatrici che rimarginare richiede un infinitq di tempo che nessuno intende immaginare. Inoltre con le rige scritte sopranzi, si indende ricordae che non si IGNORA, ib dolehe di chi si ha difrodje, iefajâtte da farte di chi dovrebbe aiâtarci

forte come la morte è l'amore: in memoria di uno zio speciale!

sempre durante il mio matrimonio ho scritto questa lettera, dove parlavo con mio zio. Anche questo testo è stato emozionante, vivo di ricord...