UNA FREDDA CONFUSIONE...

Sento freddo. Un freddo che non percepisco sulla pelle, ma nelle viscere, nel sangue, sulle vene, sulla superfice della pelle, un po' come se percepissi un brivido sul cuore. Un freddo di cui conosco le parole, i silenzi, le cose da fare o non fare, i dubbi e non dubbi, ma soprattutto ne conosci le sensazioni. Quella sensazione di non essere capito o ascoltato. Quella sensazione di paura, la paura di cambiare le cose. sì, le conosco quelle sensazioni, e ne conosco anche il decorso... Il decorso della malattia, del disturbo: lui arriva e tu cerchi di ignorarlo, ma questa volta ti rendi conto che non puoi evitarlo. Sai che esiste e con Lui ci devi fare i conti che tu voglia o no. E io di voglia non ne ho nemmeno un po'. E anche se so perfettamente che si tratta della mia salute, non sento la voglia, la forza il coraggio di affrontare quest'aspetto della mia vita. Ma a volte la vita ti mette a faccia a faccia con le tue difficoltà, a tu per tu con i tuoi demoni più profondi, impedendoti di evitare quello scontro che da tempo cerchi, in tutte le maniere, di evitare. E quando succede, ti senti logorare dentro, perché sai che, nonostante non ne abbia alcuna voglia, devi confrontarti con te stessa e, con le conseguenze, della malattia, oltre che con le persone che non ti capiscono, che non riescono ad accettare che tu sei fato così come sei. Eppure con la propria salute, col proprio corpo, non si può discutere molto, non si ci può far capire più di tanto, perché lui parla con i valori, con i numeri, con le cifre. Le stesse cifre che per una vita hai cercato di ignorarle, perché ti hanno fin troppo logorato, devi imparare a farci i conti. E io di farci i conti, spesso, difronte a contesti che non capisco, non ne ho assolutamente voglia. Ancora meno, se so che dall'altra parte so che mi valuteranno attraverso quei numeri. Con quelli diranno se sto bene o meno. No, quando mi si calcola, quando mi si misura, non riesco proprio ad accettarlo: mi fa talmente schifo, che tante volte cerco io stessa di tenerli alla larga i numeri. Cerco di lasciarli da parte, di rifiutarli, fin che posso di non usarli. Ma poi, a un certo punto, gli usano gli altri, e quando lo fanno mi pesa. Mi pesa così tanto che mi rifiuto di rispettare qualsiasi regola mi viene imposta per "stare bene". Stare bene in che senso poi? Secondo quale principio? Io non lo so.. non lo capisco. Ma veramente, non è una ribellione. Non è un modo per mettermi contro. nN, semplicemente non capisco e quando non capisco, non ritengo giusto rispetare ciò che mi chiedi o adirittura mi imponi. Ma cosa posso fare? Come posso fare per trovare un compromesso? Per farsì che il mio demone diventi un punto di forza? Io in verità non lo so, almeno non ci sono riuscita in tutti questi anni, quindi non so se c'è la farò anche sta vota. Quello che so e che ci sto provando, e sebbene qualcuno potrebbe dire che non è così, per me è tutto il possibile. Quindi non lo so, non so cosa fare. Quello che proverò è seguire ciò che mi dice la mia dottoressa, il mio medico di base, ma anche questo è un tentativo fra i tanti: fra tutti quelli che ho provato a portare avanti per stare meglio. La verità è che a nessuno basta: in primis al tuo corpo. A lui non basta tutto ciò che fai per combattere, per provare a cambiare le cose. No, per lui è comunque un tentativo fallito. Uno stress che non capisce, quando io per prima non so cosa fare. Non so veramente in che direzione posso andare.

Ma una raccomandazione posso provarla a dare:  Chi si è acquisito la mia fiducia, cerchi di tenersela stretta, perchè una volta persa, non riuscirà più ad averla, sopratutto dinanzi a questioni su cui ho sofferto così tanto. No, una volta tradita, non riuscirete a averla nuovamente. Perciò anche se va tutto di merda, anche se non otterete quello che desiderate, io sono qui. Sono qui per combattere, per provare a fare il mio meglio. Sono qui che provo a NNON MOLLARE nonostante tutto. Vi prego, lo so che potrei fare di più, molto di più, ma voi acettatemi per quello che sono, per quello che faccio, per gli sforzi che porto avanti giorno dopo giorno. E anche se tutto va storto, voi ricordateli quelli sforzi, teneteli in considerazione, perché sarà l'unico modo che avrò per non soccombere dinanzi a tutto questo casino. A non soccombere nonostante la complessità della situazione: una situazione che siccuramente non è rose e fiori, ma perlomeno penso di aver cambiato molte cose. Perciò, anche se vi sembra che tutto sia dificile, grave, complicato, ricordatevi di quei cambiamenti, di quel percorso fatto per stare meglio, per non soffrire troppo dei propri stessi comportamenti. Ricordatevi, che per essere dove sono, per cucinare in autonomia, per non farmi troppo male, ho dovuto combattere con le unghie e i denti. Sì, non dimenticatelo, perché se vi dimenticate di questo, state dimenticando di me, di chi sono e di chi sono stata. Per questo, combatete con me, silenziosamente, senza porre giudizi, senza impormi scelte, senza prendere iniziative al posto mio. Quello che chiedo è di rispettarmi, per quello che sono e per le scelte che intrapprendo. Che vi piacca o no, il dolore mi ha portata a tenere conto di ciò che un servizio, un servizio che contine le stesse lettere di una patologia: CAD( cento antidiabetico), contiene le stesse lettere di una patologia che riguarda lo stesso problema alimentare. Sì, questo mi fa alquanto ridere, perché mi fa capire che, spesso ciò che dovrebbe essere curato attraverso un'equlibrata alimentazione, a volte, viene alimenta dagli stessi DCA. È per me, un servizio che risponde ai bisogni delle persone, in maniera framentata e parziale, non ha ragion d'essere. Perché, un servizio, per quanto si possa occupare di una specifica patologia, deve sempre e comunque tenere conto della persona e della sua complesità umana. Perché, prima che pazienti, prima che medici, che professionisti, siamo persone. È in quanto persone abbiamo bisogno, la necessità di essere tratate in quanto tali. È, mentre questa consapevolezza mi cresce dentro, quel freddo si trasforma. Si trasforma in rabbia. È tu non puoi fare altro che tirarla fuori quella rabbia, per poterla manifestare a chi di dovere. A chi dovrebbe provare a cambiare le cose insieme a te. A chi in un certo senso, dovrebbe accompagnarti verso quel percorso di cambiamento, che da tanto, troppo temo sto cercando di portare avanti. 

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