“Incominciare è difficile, continuare lo è ancora di più”.
Questo è quello che pensavo ieri, mentre mi stavo preparando per andare dai miei. Pensavo che iniziare a studiare mi risulta molto semplice, ma continuare, portare avanti questa attività mi risulta ancora più difficile. E pensavo questo anche oggi metre sono andata a scalare dopo due anni che non lo facevo con regolarità. Stre in parete per un paio di ore, per quanto difficile, per quanto doloroso in alcuni momenti, mi sentivo felice. Sì, pensavo che iniziare è facile, ma continuare, mantenere continuità in qualcosa è la cosa ancora più difficile. D’alonde non sono mai stata maestra della costanz, ma a differenza del passato, voglio provarci nuovamente. Voglio provare a credere un po’ più in me stessa
E mentre scalavo, o pensato a come certe scalate sono simili alla vita. Ciò significa che certi momenti della propria esistenza, sono come certe vie ripide e tortuose, questo perché per arrivare in cima, a volte, è necessario combattere, crederci e ricordarsi sempre l’obiettivo verso cui si vuole andare; ovvero la propria meta, che per quanto possa essere ardua da raggiungere, non è impossibile ottenerla. E se penso a certi momenti della mia adolescienza, penso si che sia stato complicato avanzare: spesso ti sembrava di fare tre passi in dietro e uno in avanti, un po’ come il leone quando intende combattere per ottenere la sua preda. Sì, quelli erano anni in cui tutto sembrava difficile, ma un passo alla volta, sono riuscita a trovare il mio equilibrio: quell’equilibrio che da un po’ di tempo a questa parte mi sta aiutando a vivere le cose da un punto di vista più sereno, meno affanoso di un tempo. Si, quelli erano tempi in cui la depressione faceva da maestra, tracciava il tuo quotidiano. Ma poi, ppasso passo, fra una via e l’altra, fermandomi e ricominciando, sono riuscita ad andare avanti, a percorrere la mia strada: una strada unica nel suo genere, un po’ come lo siamo noi eseri umani, ma mia un percorso che mi ha insegnato a fare i conti con le difficoltà non solo dal punto di vista emotivo, ma nche fattuale e concreto. Sì, a un certo punto fra la conquista di autonomie nuove, ho incominciato a fare i conti con la concretezza della vita: una concretezza che ti dava e ti da la possibilità di renderti conto che spesso i problemi, le difficoltà sono prima di tutto nella propria testa. E questa forse, è stata la consapevolezza che mi ha fatto comprendere che a volte certe cose sono più facili a farsi che a dirsi. Sì, mi ricordo quando presi il bus per la prima volta per raggiungere l’università: in quel momento avevo un casino di confusione nella mia testa e pensavo di non farcela. Poi, a poco a poco, facendo le mie esperienze, ho compreso meglio che prima di fasciarsi la testa bisogna rompersela. Ciò significa che a modo mio, con l’aiuto di tante belle persone, ho imparato a fare molte cose: dalle più semplici (come pulire un bagno) alle più complesse (come firmare un documento fiscale, o acquistare la propria prima casa). Ad oggi sono molto sodisfatta dei risultati che ho raggiunto, ma un tempo, metre ero sull’arduo cammino della vita, mi sembraa tutto così complicato, difficile, impossibile. Per questo ho imparato ad affidarmi e fidarmi prima di tutto di me stessa e poi di chi ha voluto e vuole condurmi su questa strada. E di gente bella c’è ne sempre tanto, spesso il problema è saperla veder. Perché le cose brutte, negative sono facili da scovare, a quelle positive, belle, che danno sodifazione, sono più complicate da considerare. Proprio per questo penso che negli ultimi anni le difficoltà sono state tante, tantissime, ma al contempo i momenti belli, quelli in cui ho potuto essere me stessa sono stati tanti, molti. E di tanto in tanto, si presentavano per colorare con colori diversi, sfacettati, la nostra esistenza: fatta di tanta gioia, soddisfazione, ma come dicevo prima non sono mancati i momenti in cui non ci credevamo, in cui pensavamo di essere da soli. Ma assieme, in due, ci siamo fatti forza, abbiamo cercato di tirare fuori tutto il sangue e il dolore per sperare di trovare sempre larcobaleno dopo ogni temporale.
Ad oggi sto provando a recuperare i pezzi lasciati in dietro, cercando di unire i puntini sulle “I” e provare a continuare tutto ciò che avevo lasciato in sospeso ancora prima del covid-19. Sì posso dire che sono stati anni in cui ho provato a mettermi in gioco, non solo in autonomia, ma anche nel provare a fare esperienze nuove: come quella del servizio civile, fatto all’interno di una comunità psichiatrica residenziale. Quest’esperienza mi ha fatto capire che in certi momenti della via, quando incontri e tocchi con mano la sofferenza, questa si presenta in maniera viva e vivida nella tua vita e quando la tocchi con mano, pensi che è troppa, che quasi ti sofoca. Si quando entravo in quella comunità sentivo che anche un solo “ciao” diventaa impossibile da ottenere, che anche una parola, un gesto, a volte, erano troppo. Troppo per vivere, per provare a stare in piedi: sì li dentro stare in piedi cherte volte c’è voluto coraggio e quando a un certo punto ho pensato di lasciar stre, ho pensato che era giusto continuare. Continuare per dimostrare prima di tutto a me stessa e poi agli altri che c’è la posso e c’è la potevo fare. Prima di quest’esperienza non ci credevo e non ci avvrei creduto un attimo, non avrei mai pensato che poteo osare un po’ di più e c’è l’avrei fatta. Forse, questa, è stata una delle prime volte, dopo la maturità, in cui mi sono sentita realizzata e in cui ho pensato che se avessi voluto avrei potuto portare avanti qualsiasi cosa. La differenza era che prima non solo non ci credevo, ma nemmeno ci provavo. Oggi, prima di dire che qualcosa è impssibile prima ci provo e poi dico che non ci riesco. In altre parole, sento di aver vissuto un periodo che mi ha aiutata a cambiare prospettiva. Naturalmente come dicevo prima, iniziare è semplice, continuare è più complicato, ma oggi, dopo il servizio civile, penso di starci provando un po’ di più, meglio, a stare bene, perché
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