I giudicipiù severi non sono gli altri, ma siamo noi stessi!

è un po' che non mi accadeva: mi sento depressa. no. non triste. sento che faccio fatica ad alzarmi dal letto e sopratutto non capisco perchè sto così male. litigo per ogni cosa col mio ragazzo e tutto diventa difficile da affrontare. Poi ho avuto dei dolori fisici articolari alla gamba destra e il mio umoreè sceso ancora di più. questo perchè non so bene la ragione del mio dolore. Provo a communicare questo dolore al mio ragazzo che mi chiede di fare una misurazione glicemica. a quella richiesta, come al solito, non me la sento, non ho voglia di sentirmi valutata da quei numeri. lui lo capisce e nonostantela preocupazione mi lascia stare. dopo poco ribadisco il mio fastidio fisico e allora come commento istintivo h.a detto: allora non ci siamo` per me quellafrase ha suscitato rabbia: stavo male e avevo solo bisogno di vicinanza, di ascolto e comprensione. Con quella frase ho invece percepito che tutto non andava bene,che anche i minimi sforzi sono una merda e non servono a niente. in altre parole mi sono sentita ancora di più uno schifo. dall'altra parte non c'era nessuna intenzione di giudicare, nenchè meno di dire che tutto non andasse bene, ma per certe cicatrici del mio passato, ho percepito in un momento di difficoltà, che tutto stava andando arotoli. La verità come dice lui è che per ragioni legate a come mi hanno fatto sentirein passato, quando mi si dice qualcosa sulla mia salute, la vivo come un affronto, anche quando non c'è alcuna intenzione di attaccarmi. E allora mi chiudo, non ho voglia di parlare e vorrei solo essere lasciatain pace. Quel che è chiaro è che quelle cicatrici bruciano e che ogni qualvolta si toccano mi viene da gidare: "basta toccarmi. mi lacierano il cuore` ma fino a quando continuerò a giudicarmi, criticarmi e valutarmi io stessa, ancora prima che lo facciano gli altri, non avrò modo di buttare giù quel muro che mi impedisce di guardare tutto con più leggerezza e con meno sofferenza.

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