La ferocia di un corpo amartoriato!

questi giorni mi hanno fatto pensare a mio zio, al periodo in cui è venuto a mancaree ai tagliche mi procuravo su mio corpo. quei tagli non me li sono dimenticata, anzi, ancorami capita di volermifar male in quel modo, almeno non devo nuocere la mia salute col cibo, e quel che pensavo è che all'epoca non capivo perchè mi facessi così male. quello che penso è che un po' avevo bisogno di urlare il mio dolore, ma dall'altra avevo e ho bisogno, di ostruire quel corpo. quel corpo che per diverso tempo hanno voluto misurare, sezionare, pesare. sì, quel corpo che spesso tutti mi dicono essere "bello", per me è solo ingombrante, quasi troppo presente per i miei gusti. sì, ostruirlo, tagliarglo è un po' il mio modo per fargli guerra, per far guerra a chi ha voluto farmi male quando ero bambina. In alte parole,combattendo contro il mio corpo, non prendendomi cura di lui, non ascoltandolo, è come se in qualche modo avessi incominciato una guerra con quella categoria di persone che mi hanno fatto soffrire: i medici. Naturalmente alcuni medici (se ne salvano solo alcuni, quelli che hanno fatto ladiferenza; ma al di là di loro a cui devo molto, moltissimo, gli altri hanno avuto la capacità di abbusare diquel corpo. e allorada quel momento,da quando me ne sono resa conto, la mia ragione di vita e di morte è fare in modo che questo non accada più su nessun bambino! No, non esiste che un bambino venga misurato, pesato e denudato difrontre ai m@suoi genitori, senza dare spiegazioni su quello che si intende fare. Ancoora, nessun bambino dovrebbeessere giudicato "più o meno bravo" a secondadi quanto dimagrisce. No, questo è un modo più deleterio per far siluppare un disturbo alimentare. sì, nessun bambino dovrebbe subire quell'atrocità chevissuto sulla mia pelle. per questa ragione quando oggi vedo negligenza non riesco a tollerare nulla: anche un misero gesto, una parola di troppo, per me sono esageratamente dei gesti di violenza. sì, per me violenza è quando non mi sento ascoltata, quando non si fidano delle mieesperienze, quando pensano che essendo lorogli esperti tu non abbia voce in capitolo. violenza è anche chi non informa della presenza diqualcunaltro, anche operatore medico, che che è presente e sta visionando la tua situazione. violenza è chi fa di una parte del tuo corpo quello che vuole, senza chiedere il permesso, l'autorizzazione. in altreparole, chi decide al posto tuo se una determinata decisione va bene o meno. sì violenza è anche quando accendono e spengono il tuo impianto cocleare: non perchè facciano qualcosa dimale, maperchè si arecano il diritto di fare quello che vogliono sul mio impianto cocleare. io invece, che ne sono il vero possesore, non ho alcun diritto a programmare e gestire il mio processore in autonomia. capisco chi diceche è per unamia tutela, la verità è che anche gli esperti possono farti molto molto male. Naturalmente con delle limitazioni, credo che chi possiede l'impianto, debba essere libero di scegliere cosa fare del suo impianto cocleare. Quindi tornando al mio corpo,ad oggi, per me qualsiasi imposizione di potere, qualsiasi decisione che non comprendo fino in fondo, per me sono violenza. questo so che è esagerato, ma sono stata talmente traumatizzata da quelle azioni(che considero eticamente sbagliate), da continuare a soffrire come un cane ogni qualvolta vedo un operatore sanitario portare avanti azioni che non condivido e sopratutto non comprendo. Per questo, da quando ho memoria, ho incominciato a non eseguirei consigli medici e sopatutto a criticare ogni scelta che non condividevo. per questo motivo ho incominciato a mangiare: quello era (e ancora oggi è) il mio modo per urlare al mondo, cercando di far sentire la mia voce. solo qualche anno fa mi sono resa conto che per quanto io potessi urlare, facendomi male, nessuno mi poteva ascoltare continuando a farmi male. Ho capito che l'unico modo che avevo per farmi sentire era scrivere, parlare di ciò che mi fa e faceva stare male. Malgrado l'abbia compreso, non mi sono fermata: ho continuato a farmi violenza. Sì, violentarmi io, colpevolizzarmi, è diventato un abitudine. talmente abitudinario, che ancora oggi penso di "fareschifo", di non avere un corpo che mipiace. Anzi, se potessi, lo distrugerei sempre di più, nella speranza che qualcuno possa cogliere quel dolore che mi hanno fatto. sì, distrugermi, col cibo e con altre forme distruttive, mi resta uno dei modi che ho per farmi sentire. e ricordare a chi hmi ha violentata che certe parole, azioni, lasciano il segno. eccome se lasciano il segno: possono distrugerevite intere!x
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