sabato 3 agosto 2024

Il diritto di scegliere, di prendere decisioni che non sempre gli altri comprendono!

vorrei urlare basta: basta a chi si dimentica che hai il diritto di scegliere. sì avere una o più disabilità, spesso porta le persone a far scegliere per te, come se questo fosse la norma. è ciò che è peggio è che non solo scelgono/decidono per te, spesso sanno loro cosa è giusto per la tua vita: loro sanno cosa devi fare, come ti devi comportare e sopratutto secondo loro se non sei perfetto, se non sei come vogliono loro, non vai bene. sì da una vita ho avuto la sensazione che qualsiasi cosa facessi (e ancora faccio) non andasse bene: come se qualsiasi scelta, decisione, non fosse abastanza. tu non sei suficientemente abastanza bella, abbastanza brava, abastanza ordinata. insomma come se tu non fossi perfetta, perfetta come gli altri all'esterno ti devono vedere, perchè tu non sei da meno. non è che se sei disabile sei meno perfetta degli altri. il problema è che ognuno fa le sue scelte, porta avanti la sua vita, e sopratutto ha prorità diverse. magari a qualcuno interessa troppo l'imagine corporiea, come ti vesti, come ti petini, per qualcun altro è più importante come ti senti, cosa pensi, cosa desideri. sì spesso mi sono trovata a questo bidio, in cui le mie priorità erano diverse. ma il problema è che sembra che il mio punto di vista, il modo in cui vivo le cose, l'importanza diversa a cui do peso, sono diverse da chi mi vuole bene. il problema è che per acontentare chi mi vuole bene, per non sentirmi meno degna d'amore, e non arrivare a un confronto aspro, ho sempre cercato di fare quello che volevano (e vogliono gli altrì: ora non c'è la faccio più, prima degli altri, vengo io. vengono i miei bisogni, i miei desideri e ciò che sento dentro. non so bene come mai, ma a un certo punto ho capito che acontentare chi voglio bene, non mi rende felice: anzi mi sento ancora più dentro a una gabbia da cui non riesco a uscire. solo che a forza di sentirmi in questa gabbia, finisco per stare così male da non tratenere più la rabbia, il dolore. a un certo punto, pur di farti capire che stai esagerando ti rispondo male, rovesciandoti adosso quello che penso. il problema è che facendo così si crea un conflitto fatto non più di parole, ma di silenzi. e forse sarà stato il fatto che a un certo punto ho incominciato a fare di testa mia, a ignorare i bisogni di tutti, la necesità di acontentare chi voleva qualcosa da me, ma di fare ciò che sentivo, che non riesco più a ignorare i miei bisogni. un po' come è stato per la gravidanza: a un certo punto che piacesse o no, sono andata avanti per la mia strada. ciò non vuol dire che si esenti dalla sofferenza, ma significa essere consapevoli che pur facendosi tanto male, cerchi di vivere fino in fondo: anche quando vivere significa fare scelte difficili, complicate e non sempre comprese da chi ti sta vicino, nonchè dai professionisti che ti seguono. ma ancora una volta, ciò che mi dico, è che acontentare gli altri lo fatto per una vita intera, ma non mi sembra abbia dato grandi frutti: perciò scelgo di accontentare me stessa e giusto chi ho scelto di avere al mio fianco

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