L'IMPRESCENDIBILE BISOGNO DI ESSERE RISPETTATI!

ho freddo. Ho freddo e sento il bisogno di rifugiarmi fra le braccia di chi mi vuole bene. Di chi mi ama. Di chi, ha combattuto strenuamente, notte e giorno, per starmi acanto. Sì, sento freddo fuori, quasi come se mi salisse un brivido dalla schiena, ma poi mi rendo conto che attorno ho un’infinità di amore e di calore. E, man mano che provo ad avanzare, quel freddo cambia, si trasforma, in un certo senso, assume una forma diversa. Un po’ come le mie emozioni, che giorno dopo giorno, si trasformano, cambiano, diventano talvolta più intense e talvolta meno intense. E, mentre ti rendi conto che tutto cambia, assumi la consapevolezza dentro di te e ti rendi conto chec’è qualcosa che si annida, che non vuole proprio cambiare. No, non c’è verso, più provo a cambiare le cose, più mi sembra di non farlo. E, quando penso di esserci riuscita, mi rendo conto che non è andata proprio in questo modo. Perché quello che credevo io, non coincide con i numeri: quei numeri che mi hanno rovinato la vita, in fin dei conti, ti danno la direzione, tracciano un percorso che definisce il tuo stato di benessere. E, quando ti rendi conto, che quei numeri non coincidono con quello che pensi di star facendo, ti cade il mondo addosso. Ed è lì, in quell’occasione, che ti rendi conto che non è tutta una tragedia: tu hai fatto il possibile, ci hai provato almeno; ma poi, provarci, non significa riuscirci sempre. Provarci significa fare dei tentativi nel cambiare le cose e, non sempre, questeriusciamo a realizzarle. Provarci, in fin dei conti, significa averci messo tutto l’impegno, ma se non ci riesci, non vuol dire che sei sbagliata, o che sei insignificante per chi ti sta accano. Non riuscirci vuol dire che bisogna cambiare rotta, individuare una strada differente, che possa far stare meglio te e chi ti sta accanto. Ma un conto e dirselo, un conto e provare a mettere in pratica questa teoria.   Metterla in pratica significa provarci, con tutte le forze, anche quando si è stanchi, anche quando ti sembra di non riuscirci, anche quando tutto ti sembra impossibile. In definitiva, provarci significa non smettere di lottare, anche quando ti senti solo, anche quando ti rendi conto che non ti capisce nessuno, anche quando pensi che non vale più la pena di continuare.  Eh, quanto si è stanchi, a volte, si rischia di perdere la pazienza, ma bisogna resistere, bisogna fare in modo che non si molli mai. Ma sai ance tu che non è possibile non mollare, anche perché siamo esseri umani. E, in quanto tali, ci perdiamo, facciamo fatica, spesso molliamo. E quando molliamo, ci viene facile lasciar perdere, mollare tutto, non tornare sui propri passi. E, a volte, facciamo pure fatica a comunicare. A comunicare con chi ci sta accanto. A Volte, ti sembra quasi impossibile, farsi comprendere da chi invece dovrebbe sapere, e quindi, conoscere la propria situazione. No, spesso loro sono i primi a non capire, i primi a ignorare aspetti importanti del proprio carattere, o aspetti importanti, fondamentali, per la tua esistenza. E in tutto ciò, quanto è difficile vivere, perché vivere significa essere vivi, provare a combattere ance quando è difficile, troppo complicato. Ma combattere, spesso, è faticoso, non è scontato. E quando non è scontato, richiede il desiderio di essere ricambiati. Soprattutto quando quello sforzo è molto arduo. Sì, spesso, si vorrebbe avere tutto subito, ma tutto e subito non si può avere, soprattutto quando la fatica è tanta. Ma comunque sia, mentre ci provi, mentre provi a cambiare le cose, hai paura di non riuscire a resistere, di non farcela, o comunque sia, di non esserci riuscito fino in fondo. E spesso è quella paura, quel blocco emotivo, che ci ferma, che ci impedisce di andare “oltre”: oltre le paure, oltre le resistene oltre il desiderio di portare avanti il proprio processo di cambiamento.  del cambiamento. Quel cambiamento che tutti, troppi, hanno voluto, anzi preteso. Un cambiamento che necessitava di un percorso, un percorso in cui il rispetto era la prima parola d’ordine. Quando in verità, nessuno ha voluto, potuto, rispettare le mie esigenze, i miei tempi, la mia capacità di vedere le cose da una prospettiva diversa, comune. In definitiva, comprensibile per chi ti stava e ti sta accanto. Perché se c’è una cosa su cui ho fatto fatica, e ancora oggi pongo resistenza, è la necessità di vedere le cose dalla prospettiva di chi mi voleva e mi vuole aiutare. Per me quella prospettiva era folle, impossibile da  capire e accettare. Perché se per gli altri seguire le indicazioni mediche significava stare bene, quando per me, non aveva senso e significava solo mancarmi di rispetto. Mancarmi di rispetto nei tempi, gli stessi che mi servivano per capire ciò che mi succedeva, e soprattutto, darmi la possibilità di trasformare la mia situazione. E quella mancanza di rispetto, quel non capire i miei bisogni, le mie esigenze, mi ha traumatizzato per sempre. E, certi traumi, come certe cicatrici, non si guariscono facilmente. Spesso ti fanno solo stare male e, cerchi piano piano, di trasformarli per quanto possano continuare a bruciarti dentro. E più ti bruciano, più fai fatica ad accettarli, affrontarli e farli tuoi. E, per quanto, chi ti sta accanto cerchi di capire e aiutarti, tu fai fatica a cambiare le cose. Questo perché i propri temi, non sono mai quelli degli altri. Per questa ragione credo che un’adeguata presa in carico, da parte degli operatori sanitari, sia quella di tenere conto dei bisogni della persona, ascoltando le sue richieste, e soprattutto rispettando le sue scelte nei suoi tempi. Tempi che sono diversi da persona a persona. E, per quanto certe cose, siano semplici, banali, di facile comprensione per tutti, non è detto che per chi si ha accanto, di fronte, sia lo stesso. Per questo nella cura, nel sostegno ai bisogni sociali e sanitari, è fondamentale empatizare con chi si ha di fronte. Perché è facile utilizzare protocolli, modelli comportamentali o medici, ma è difficile personalizzarli sul bisogno di chi ci sta parlando, ascoltando. In definitiva, di chi ci sta mettendo a disposizione il suo tempo, le sue energie e il suo cuore. Per questa ragione Rispettatelo sempre quel cuore, perché nessuno di voi lo conosce fin in fondo. E, proprio perché non lo si conosce, che bisognerebbe rispettarlo, perché nessuno può sapere quanto dolo esiste dietro a quelle parole, dietro a quei sforzi. Sforzi per comunicare ciò che si porta dentro. Per questa ragione, fate sempre attenzione, perché le persone sono preziose, preziose quanto un fiore. E come un fiore va rispettato, perché non lo si può fare per un essere umano. Che come il fiore, combatte, lotta e soffre per non farsi calpestare. Il rispetto delle persone, significa dunque rispettarle nella loro integrità, nei loro desideri, nel loro bisogno di fare o non fare delle scelte. Sì, rispettare qualcuno significa chiedere, capire, e non dare nulla per scontato, ma soprattutto significa accettare le scelte di chi ci sta accanto, anche quando non le capiamo, anche quando ci sembrano assurde. Rispettare in fine significa non imporre nulla. Rispettare dunque che l’altro la pensi diversamente da noi. Rispettare l’altro significa, in definitiva non sopraffare l’altro, anche quando ci verrebbe l’istinto di farlo. Rispettare, significa in definitiva, lasciare l’altro libero di scegliere, di decidere per sé stesso, indipendentemente dalle conseguenze che può riscontrare. Perché solo così, un soggetto può essere veramente libero di portare avanti i cambiamenti che ritine più opportuni, secondo i suoi tempi e le sue esigenze. Per tutte queste ragioni, anche quando è dura, anche quando è doloroso, non impedite alle persone che vi stanno accanto di fare le loro strade, di prendere, in un certo senso, in mano le proprie vite. E vedrete che quel freddo, quella durezza, quella paura del cambiamento, a poco a poco, con pazienza e devozione, prenderanno una forma diversa, le sentiremo quasi impercettibili nella nostra vita.  

    

       

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