mercoledì 28 ottobre 2020

La differenza la fa chilotta

La differenza la fa chi lotta. E chi insegna a lottare. Chi si offre e chi soffre. La differenza la fa chi insiste. La differenza la fa chi dal dolore non scappa. La differenza la fa chi di sogni non ne ha più ma continua a sognare. Chi non spera di vivere per sempre ma per sempre, di vivere. Chi si salva da solo perché gli altri hanno altro da fare. Chi non tace la felicità e per questo abbraccia più forte che può. E quando il freddo è finito continua a tremare. La differenza la fa chi della solitudine ascolta il silenzio. Chi del prendersi cura ne fa poesia. La differenza preferisce i fatti alle parole. Per questo sono in pochi a farla. Perché la differenza come sempre la fa chi rischia, chi resta. La differenza come sempre la fa chi ama. (Andrew Faber) Immagine: Dipinto di Gabriel Pacheco

venerdì 23 ottobre 2020

Ci vuole coraggio…

E' quella voglia di vivere, che ti spinge a metterti in gioco, superando le tue paure, nonostante sia come sentirsi nudi difronte a dei cuori sconosciuti. Difronte a qualcuno che vuole aiutarci, ma che non conosciamo fino in fondo. Ed è quella forza, quella voglia di vivere: che ci spinge a lottare, a non mollare, anche quando le forze sembrano mancare e il dolore è così tanto da stordirci, non facendoci comprendere quale sia la direzione giusta da percorrere. E Dopo un tempo infinito è la voglia di provarci di vivere, che ci spinge poi, in un mattino limpido di inizio autunno, ad intraprendere quella strada: fatta di sogni e non solo di asfalto, fatta anche di un salto nel buio dentro noi stessi prima ancora che in una nuova città: GARDA. Perché è proprio dentro di noi che stiamo conoscendo un paesaggio nuovo, diverso, unico come siamo noi e sono le nostre storie. ED è proprio quella voglia di vivere che ci spinge a superare la paura, la chiusura in noi stessi e il silenzio che ci ha ingabbiati per un vita intera: la gabbia dei disturbi alimentari. Quello che sentiamo dentro e anche quello che non troviamo fuori. Per tracciare dentro di noi una nuova strada, dipingendo le pareti dei giorni e del cuore, ma non più solamente col colore della sofferenza e della solitudine, ma anche con quelli forti e vividi della vita. La vita che sì, trasformare un giorno di autunno in un giorno di primavera: perchà è la primavera che si sente dentro. Quella che si vorrebbe sempre pià realizzare e percepire nel proprio cuore, nella propria vita. Per cambiare il colore dei sì, dei no, dei dubbi. Per dare alla vita intera un colore diverso, con nuovi occhi per guardarla e nuovi orecchi per ascoltare fino infondo cià che il nostro cuore vuole dirci. Perchà infiniti sono i modi di sentire e per ascoltare, di comunicare e lasciarsi andare. Il colore del coraggio di lasciar andare certezze che non ci appartengono piÃ, per trovare nuove strade e nuovi percorsi, per trovare noi stessi. Per trovare dentro di noi la forza, la determinazione, il coraggio di scrivere in quel cielo una storia diversa, e poter gridare liberamente al mondo: HO BISOGNO D'AIUTO, D'AMORE. Perchà è solamente credendo fino infondo in noi stessi e nel nostro cuore che potremo percorrere quella strada: non sappiamo se sia giusta, ma se ascoltiamo il nostro cuore sarò lui a dircelo.

A volte basta poco...

10 Agosto 2020 Visita all'Associazione "Mondosole" di Rimini che si cura della Cura, delle persone con Disturbi del Comportamento Alimentare. Queste le riflessioni di rientro dall'incontro con la Fondatrice Chiarasole Ciavatta. Buona lettura. ------------- A volte basta poco per rivalutare le cose, per vederle da una prospettiva diversa: quella per cui la sera prima le percepisci in un modo e la mattina dopo in un altro. Ed è proprio quello che ho sentito dopo una giornata come quella di oggi: dove, improvvisamente, ti sembra di sentire tutto il dolore e l’amore in un solo istante. E’ quant’è quel dolore che si sente, si percepisce, si vive; quant’è la sofferenza vissuta; quant’è il coraggio per cambiare, migliorare una data situazione? In altri termini, per cambiare la propria vita. Quanto dolore, per comprendere quello di cui si ha veramente bisogno? Quanto coraggio per movimentare mari, smuovere monti, per rendersi conto di come si sta veramente? Quanta lotta per arrivare alla stessa conclusione che tu ti sei fatto nel giro di giorni, mesi, anni di eterna fatica? Quanta rabbia repressa, quanto dolore incompreso, quanta vita spesa per rendere migliore la vita propria e di chi ti sta accanto? Sì, c’è ne vuolte tanta, troppa. C’è ne vuole infinitamente tanto di coraggio, per cambiare le cose, per cambiare sé stessi. Ci vuole cuore per capirsi, per rendersi conto della gravità del problema, per rendersi conto che il proprio problema non è insignificante. Sì ci vuole tanto, troppo coraggio, per convincersi che bisogna continuare a lottare, lottare fino in fondo per cambiare una condizione che fa soffrire da tanto, troppo tempo. Ecco in una giornata come quella di oggi, ho capito che condividere ciò che si ci porta dentro, nel proprio cuore, spingendosi oltre la propria paura, è uno degli elementi chiave per riuscire a ottenere il giusto ascolto, la giusta comprensione. I un certo senso per provare a mettere in discussione le proprie certezze.

L'ho sentito....

L'ho sentito mentre camminavo per la strada col papà. L'ho sentito mentre il traffico scorreva veloce al nostro fianco sul calar della sera. L'ho sentito nel lieve dolore delle articolazioni che piano piano coominciavano a sciogliersi in una passeggiata che sembrava quasi la marcia di un guerriero che porta dentto di se la risposta al suo dolore, alla sofferenza che piano piano sembrava colare dalla faccia, quel sudore. Ho sentito gli occhi quasi bagnarsi, come se quelle lacrime nn venissero dal cuore che pur piangeva in silenzio, o non solo. Come se venissero da un corpo che non voleva arrendersi a quel dolore, a quel mare di stanchezza e di torpore, di silenzio interiore. Adesso basta. Adesso basta sofferenza. Nonostante quella smania così difficile da controllare, le urla, il dolore. Adesso basta. Addesso basta farmi male, ferirmi con tutto quel mare di sofferenza, di paura, di domande a cui non sai rispondere. Basta quell'insicurezza, quella paura di perdere tutto e tutti. Adesso basta lasciar scegliere agli altri, decidi tu, decidiamo noi, cosa fare della nostra vita senza sentirci schiacciati, feriti o giudicati. Decidiamo che il dolore, non sia più il protagonista della nostra storia, ma piuttosto un personaggio che ci passa accanto e di tanto in tanto ci rende persone più forti e belle. (Enri e Giona)

martedì 20 ottobre 2020

La differenza la Fai tu...

La differenza la fai tu... che provi ad essere te stesso; che provi a metterci il cuore, la forza e il coraggio di cambiare le cose; che provi a metterti in discussione, anche quando tutti ti lasciano da solo; che provi a metterci la faccia, anche quando, tutti pensano che stai facendo una figuraccia; che affronti la paura guardandola in faccia, ogni qualvolta che l’animo te lo straccia, ogni qualvolta che qualcuno di sminuisce o ti minaccia; che utilizzi la dolcezza come l’arma più potente che possa esistere; che non dimentichi di mettere la persona al centro, al centro di tutto, prima di ogni cosa. La differenza la fai tu... che cerchi di comprendere, ascoltare e capire il dolore di chi ti sta di fronte; che cerchi di aprirti all’altro per accogliere quel dolore, quella sofferenza, quella lotta continua, fatta senza tregua, per il semplice fatto che vuoi andare “oltre: oltre le tue paure, oltre il dolore, oltre la fragilità, oltre i giudizi e i pregiudizi. Quella stessa fragilità, causata dalla malattia, improvvisamente grazie all’empatia e al cuore dolce di persone dall’animo immensamente grande, diviene una risorsa, addirittura una innovativa possibilità di scegliere fra la vita e la morte. In un certo senso, il tuo modo di porti, di comportarti, mettendo il cuore al centro di tutto, permette alle persone di decidere se tornare su i propri passi (e scegliere la morte) o se decidere invece di andare fino in fondo nel portare avanti il proprio percorso di cura, e quindi, trasmettere speranza nel fatto che le cose possono cambiare. La differenza la fai tu... che cerchi di andare per la tua strada; che cerchi di non farti mettere i piedi in testa; che cerchi, in un certo senso, di mettere il tuo cuore, te stesso, prima di ogni cosa, dinanzi a tutto, anche a chi ti opprime e ti impedisce di farlo sempre. Per questa ragione, non mollare mai e soprattutto ricordati di attuare un atteggiamento anti oppressivo anche quando, questo, sembra pesantemente oppressivo. La differenza la fai tu... che dinanzi alle storie di dolore, di sofferenza, di malattia, ti soffermi un attimo: quel semplice attimo, l’unico, nel quale ti fermi ad “abbracciare l'altro con compassione e amore, con infinita umanità. Quell’umanità che in contesti emozionalmente difficili fa la differenza, segnando nel profondo, chi ne percepisce la sua presenza. La differenza la fai tu... che non ti mostri insensibile; che ti metti in gioco, anche quando non dovresti, assumendoti il rischio e la responsabilità delle tue azioni; che vai oltre la stessa burocrazia, per dare fiducia, per permettere ad ognuno di credere sempre un po' più in sé stesso, nelle proprie risorse e capacità. SÌ, la differenza la fai tu... esclusivamente tu... che non ti fermi dinanzi a una disabilità; che cerchi di mettere in luce la persona e non la sua problematicità; che ti ricordi che anche noi abbiamo un cuore e che non attende altro d’essere ascoltato, capito e amato. La differenza la fai tu... esclusivamente tu... che provi a diffondere pratiche di inclusione e "normalità"; che cerchi di promuovere le nostre innumerevoli potenzialità; che parla di inclusione e non solo di infermità. In un certo senso, che riconosce la forza della nostra fragilità. La differenza la fai tu.... che ci provi ogni giorno; che ci credi fino in fondo; che non pensi di mollare per nessun motivo al mondo. La differenza la fai tu... solo ed esclusivamente TU! Perciò, non smettere di lottare, di metterti in gioco sempre e comunque, anche in mezzo alle difficoltà, alle incertezze e problematicità. Non smettere mai di essere te stesso, senza dimenticarti, per nessun motivo al mondo, che ciascuno di noi ha un "cuore". Quel cuore grande, che a volte, anche dietro le quinte, nell'invisibile quotidianità, fa la differenza in chi sa, che ancora una volta, un nuovo percorso ricominciare dovrà. Ma soprattutto, non smettere mai e poi mai, di credere in te stesso, seguendo ciò che ti dice il cuore e la mente. PER TUTTE QUESTE RAGIONI PRENDICI SEMPRE CON PARSIMONIA E DIGNITA’, SENZA IMPEDIRCI DI REALIZZARE I NOSTRI SOGNI, LA NOSTRA VITA IN UN CERTO SENSO, PER RAGGIUNGERE OGNI QUALSIASI POSSIBILITA’.

lunedì 19 ottobre 2020

gratitudine


Spesso le azioni quotidiane si misurano anche dei grandi/piccoli gesti che sentiamo fare dalle persone che ci stanno accanto. Le stesse che grazie a questi piccoli gesti, grandi azioni in un certo senso, ci permettono di sentire, percepire, vivere fino in fondo il valore, il vero valore della nostra vita.


domenica 18 ottobre 2020

A volte le cose si misurano anche dalle piccole azioni, nei piccoli gesti quotidiani.

Spesso gli azioni quotidiane si misurano anche dei grandi barra piccoli gesti che sentiamo fare dalle persone che ci stanno accanto. Le stesse che grazie a questi piccoli gesti, grandi azioni in un certo senso, ci permettono di sentire, percepire, vivere fino in fondo il valore, il vero valore della nostra vita

Ci sono strade...

Ci sono strade che cerchi di percorrere da una vita, senza renderti conto che prima poi termineranno. Ci sono strade che percorri da una vita per sentire, percepire, toccare con mano chi sei, quanto vali e quanto sei importante per te stessa e per gli altri. Ci sono strade, percorsi, che ti segnano dentro, così profondamente, da non poterne fare a meno, da non poterne rinunciare nemmeno un minuto. Ci sono strade, percorsi, che determinano la persona che oggi sei, che determinano, in un certo senso, i cambiamenti che hai portato avanti fino ad ora. Ebbene sì, sono proprio quei percorsi, quei cambiamenti, che mi hanno permesso di essere quella che sono. La malattia psichiatrica, il disagio mentale, ti distruggono dentro, ti devastano in un certo senso. Allo stesso tempo, ti trasformano, ti forgiano così tanto da farti sentire, in ogni istante, quante lotte, quanta fatica, ma anche quanto amore c’hai messo per essere dove sei ora. Ti fa comprendere, che infondo, non è colpa tua se le cose vanno in un certo modo. Impate derivano anche dalla tua storia familiare, dal tuo modo di vivere, dal modo e dalle dinamiche con cui, le stesse relazioni, sono state impostate nella nostra famiglia. Il disagio mentale, nonostnte la fatica e il dolore, ti insegnano a fare i conti con te stesso, con la tua stessa fragilità, con le tue stesse ombre. In un certo senso. ti insegno a fare attenzione ad ogni cosa, ogni minimo dettaglio, piccolo o grande che sia. Ti insegnano a guardare oltre, oltre le tue stesse paure, oltre la tua stessa sofferenza, oltre la stessa fragilità. Ti snegnano a guardare oltre, con occhi diversi, quelli del cuore, quel cuore grande, che per una vita non ho potuto sentire, ascoltare, percepirne la sua importanza e granezza. E poi, è bastato un attimo, un solo attimo per capirlo,…per comprenderne il suo valore. Per capire, una volta per tutte, quanto sei importante per gli altri. E’ veramente poco, un test di gravidanza, i giorni di attesa per conoscerne l’esito, Per rendertene conto e acquisire quella consapevolezza: la consapevolezza che anche tu vali e sei importante per chi ti sta accanto. E, quale consapevolezz più grande, quando per anni ti sei sentitainutile, insinificnte, un peso per tutti? E’ bastato veramente poco, per rendertene conto. E’ bastato sentire che la persona più importante per te, si stava allontanando, per capire quanto dolore si crea nei cuori degli altri, quando non si ha la consapevolezza del proprio dolore, del proprio valore. E’ bastata una litigata, un confronto, per renderti conto di tutto ciò che sei e di tutto ciò che ti porti dentro. E’ bastato un temporale per buttare a terra ogni certezza, ogni possibile certezza. E’ bastato così poco per iniziare, ma anche per rischiare di finire. Non rischiare di perdere tutto, ma allo stesso tempo, per capire tanto, molto. Per capire che non vale la pena farsi male, sminuirsi, e sottovalutarsi, che non vale la pena guardarsi per quello che non si è,…ma piuttosto per tutto ciò che si è, per tutto ciò che ci portiamo dentro, per tutto l’amore che abbiamo attorno, anche quando questo amore è mancato, anche quando c’hai messo una vita per sentirlo, capirlo, percepirlo fino in fondo.…Lo stesso che ci ha permesso di cambiare le cose, di cambiare la mia vita, acquisendo consapevolezze diverse, relativamente al mio problema, di cambiare quello che mi porto dentro in un certo senso. E sono qui, sono qui che piango. Piango perché basta veramente poco per rendersi conto di quanto si ha, di quanto amore abbiamo accanto a noi e, a volte, sembra essere troppo tardi per poterlo recuperare,…Per poter riprovare, rimettere tutto in discussione. Par ciò vi prego, vi supplico, di prendilo in considerazione questo cuore. portalo con te, portatelo dentro e ricordati di tutto., di tutto ciò che siamo e di tutto ciò che ci portiamo dentro, Ma soprattutto, ricordati, di tutto quello che abbiamo fatto per essere qui, per essere noi stessi e per riuscire a cambiare le cose, per riuscire a migliorare la nostra vita ed essere, fino in fondo, noi stessi.

Mi Manco..

Mi manco, quando mi perdo dietro inutili parole, quando mi infilo nella testa degli altri per cercare di coglierne le ragioni, quando voglio compiacere per paura di un rifiuto, quando pronuncio un sì a denti stretti mentre con tutto il fiato vorrei urlare a squarciagola no, quando voglio interperrita dire la mia, esprimere il mio punto di vista, senza la paura, il terrore, di essere rifiutata. Mi manco, quando spreco il mio tempo, quando mi perdo dietro i sogni degli altri, trascurando a tutti i costi i miei, perché ho una fottuta paura, il timore, di non essere ccettata per quello che sono veramente. Per questa ragione, credere che non merito amore, calore, attenzione, è l’unica convinzione prausibile, per ricchiedere in tutti i modi, tutta l’attenzione che mi merito e di cui ho infinitamente bisogno. Mi manco, Quando covo rancore verso me stessa, per il semplice fatto che non riesco a essere ciò che gli altri vorrebbero. In un certo senso, provo rancore quando mi si chiede di essere perfetta, quando perfetta non lo sono e non lo posso essere. Allo stesso tempo, il desiderio di essere capiti e compresi è intenso, in un certo senso, non ne puoi fare più a meno. Mi manco, quando giro intorno alle situazioni e non affronto il problema, quando cerco di scappare dal dolore, per paura che mi faccia troppo male. Mi manco, quando non ascolto me stessa, il mio cure, la mia mente, il mio respiro. In altre parole, quando non mi ascolto, per paura che possa scoprire lati del m,o carattere cha potrebbero urtarmi, ferirmi e spaventarmi. Mi manco, quando metto a tacere il mio intuito, pensando che le mie sensazioni siano sempre errate, perché fidarmi di me stessa, sembra essere troppodoloroso. Mi manco, quando non sorrido e non mi accetto per quella che sono veramente. Mi manco, quando penso che non sono bella, e per questa ragone, nessuno potrà donarmi amore. Mi manco quando mi si dice”sei tanto”, perché infondo, penso di non essere niente. Mi manco, quando non decido in prima persona cosa voglio fare della mia vita, ma lascio che altri decidano per me. Mi manco, quando mi dimentico chi sono e cosa voglio per me stessa, quando divento schiava di abitudini e compromessi che non comprendo e non accetto. Mi manco, llora torno a prendermi per mano e ricomincio a vivere, a sognare secondo ciò che sento, che vivo. (Testo di Margherita Roncone, da addattato)

venerdì 16 ottobre 2020

Ci vuole coraggio

A volte basta poco per rivalutare le cose, per vederle da una prospettiva diversa: la sera prima le percepisci in un modo e la mattina dopo in un altro modo. Ed è proprio quello che ho percepito dopo una giornata come quella di oggi: improvvisamente ti sembra ti sentire tutto il dolore e l’amore in un istante. È quanto è il dolore che si sente, quanta la sofferenza vissuta, quanto il coraggio per migliorare una determinata situazione? Quanto dolore per comprendere quello di cui si ha veramente bisogno? Quanto coraggio per movimentare mari, smuovere monti, per rendersi conto di come si sta veramente? Quanta lotta per arrivare alla stessa conclusione che tu ti sei fatto nel giro di giorni, mesi, anni di eterna fatica? Quanta rabbia repressa, quanto dolore incompreso, quanta vita spesa per rendere migliore la vita propria e di chi ti sta accanto? Sì tanto. C’è ne vuole infinitamente tanto di coraggio per cambiare le cose, per cambiare sè stessi. Ci vuole cuore per capirsi, per rendersi conto della gravità del problema, per rendersi Rai conto che il proprio problema non è insignificante. Sì ci vuole coraggio per convincersi che bisogna continuare a lottare, lottare fino in fondo per cambiare una condizione che fa soffrire da tanto, troppo tempo., ecco in una giornata come quella di oggi ho capito che condividere ciò che si ci porta nel cuore, spingendosi oltre la propria paura, è uno degli elementi chiave per riuscire a ottenere il giusto ascolto, la giusta comprensione....

martedì 6 ottobre 2020

Ribadire i propri diritti

A volte non è semplice sentirsi parte integrante di un determinato contesto sociale. Spesso si ci sente “ai margini” anche quando, nei luoghi in cui sei cresciuto e vivi ti sei ormai incluso. Sì, ti senti indifesa, lasciata a te stessa, sola, anche quando attorno hai persone che si prendono cura di te, del tuo stesso cuore. Quel cuore che spesso si è sentito inascoltato, ummigliato, lasciato a se stesso, da parte. Quel cuore che ha chiesto tanto, troppo, e ancora, chiede disperatamente di essere capito, ascoltato, considerato, in un certo senso, non ignorato. Quel cuore, che sempre più, si sente sotto minaccia, sotto accusa, sotto continue critiche, giudizi, valutazioni fatte senza la minima sensibilità ed empatia. Quel cuore che ha paura di se stesso, di chi non si prende lo spazio di ascoltarlo, capirlo, senza sentirsi sotto pressione. Sì, quel cure che desidererebbe solo essere lasciato in pace, in qualche modo, sentirebbe il bisogno di potegersi, cullarsi, coccolarsi per tutto quello che è e che è stato. In altri termini, avrebbe bisogno di sentirsi sé stesso, di essere visto non solo per ciò che vorebero gli altri, ma anche per la propria storia, il propqo vissuto personale, in sostanza per ciò che ci si porta dentro, nel proprio CUORE. Ebbene quello sì che è un cuore per persone forti, coragiose: quello di una ragazza fragile e forte allo stesso tempo, sensibile e vulnerabile, ma è grazie a carateristiche come queste che ha potuto resistere e lottare in tutti questi anni in cui la sofferenza non ha tardato ad arrivare. Sì quella sofferenza tante volte è stata la forza, il cavallo di battaglia, perché in una società che non è fatta per i cuori fragili, sensibili, è riuscita a farsi sent”re, a far sentire in qualche modo la propria “VOCE”. Quella voce che tante volte non ~ stata ascoltata, compresa, tenuta in considerazione, silenziosamente, attraverso la propria storia, ha incominciato a farsi sentire, percepire, in un certo senso, vivere. Ebbene sì, per riuscire a farsi sentire dai più, ha sofferto molto, ma alla fine, dopo tutti questi anni di grane lotta, grazie ad alcune persone “Speciali”, che si port nel cuore, ha compreso di non essere “pazza”, di non “star urlando” per niente, ma che in qualche modo, aveva il diritto di “DIRE LA SUA” di esprimere la persona che è e tutto ciò che si porta dentro. In un certo senso, stando ai margini della società, dove spesso ci si sente soli, si apprende tanto, troppo. In particolare si impara che il cuore, ciò che si porta dentro, per ognuno è la cosa più importante, anche quando agli occhi degli altri sembriamo insensibili, poco interessati all’altro, in realtà, a modo nostro, riusciamo a lasciare un segno, che per chi ha sofferto come noi, in quanto persone con una duprice disabilità (visiva e uditiv), con un disturbo alimentare in corso, con un contesto famigliare dalle dialettiche complesse e difficoltose da districare, è qualcosa di meravigliosamente grande. In un certo senso, per un attimo, si riesce a percepire quanto, anche in tutta quella sofferenza, ci sia forza, coraggio, determinazione. In un certo senso, che ci sia “valore”: quel valore che nel mezzo delle dificoltà, dei problemi quotidiani, non si riesce a sentire, parcepire, riconoscere. In un certo senso, è come se si avesse il bisogno, la necessità di qualcosa che ci faccia sentire di aver potuto date il proprio contributo, per sentirsi “utili”, in altre parole, per percepire che la propria presenza a questo mondo non sia stata vana, che la propria vita, anche nelle condizioni più complesse, abbia un senso, uno scopo, un fine più grande di quanto si possa pensare. Quello che ci permette di tenerci in vita, di non mollare anche nei momenti più complessi e incasinati. Sì, avere uno scopo, un obiettivo, un sogno da perseguire è il motore per sentire che “VALIAMO” che in qualche modo possiamo dare e chiedere molto a noi stessi e agli altri. In definitiva, avere uno scopo, un obiettivo, in cui sentiamo di poter donare noi stessi, prendendoci cura di chi ci sta accanto, è sì sfidante e difficoltoso, ma è altresì gratificante e soddisfacente per noi stessi, per la nostra stessa esistenza, che in circostanze particolari, necessitadi percepire, sentire, vivere fino in fondo quella forza, quel “valore”, quella determinazione nell’aver raggiunto i propri scopi. Ebbene sì, essere giovani donne, donne, con una disabilità, non è sempre semplice, perché si ci sente sempre ai margini, ai confini, dei contesti sociali, ma allo stesso tempo, ~ una sfida in più per PRVARCI, per “FAR SENTIRE LA PROPRI VOCE”, il proprio cuore: in altre parole, per far sentire che esistiamo anche noi e che anche noi, come tutti, abbiamo dei DIRITTI e ei doveri a cui dobbiamo rispondere. DIRITTI che in altri termini ci portano ad assumerci delle responsabilità. Responsabilità che in qualche modo ci ricordano di quante lotte, quanta sofferenza per riuscire a essere noi stessi, ad esprimere ciò che pensiamo e sopatutto ad essere liberi di fare delle scelte. Scelte che non potranno essere sempre accettate da tutti, ma sono le nostre e, proprio prché derivao dalla nostra storia, è giusto e doveroso rispettare. Senza dimenticare che per ottenere quei diritti, quelle libertà, quelle possibilità di agire, di esprimere la propria oppinione, di partecipare attivamente (a modo nostro) all’interno delle comunità locali, derivano da battaglie vinte e sconfitte da chi, come noi, ha conosciuto e toccato con mano, la realt[ in cui oggi noi ci troviamo. Per questa ragione, continuiamo a combattere, a esprimere apertamente i nostri bisogni, le nostre esigenze, i nostri diritti al fine di far rispettare quelli già riconosciuti e mettere in mostra quelli che devono essere fatti sentire, ascoltare, che in un certo senso, che debbono essere ribaditi. In altre parole, non smettiamo di far sentire la nostra voce, anche per chi, per troppo tempo, per via del proprio carattere o delle circostanze in cui si vive, non ha potuto o non può parlare, far sentire la propri voce. Perciò se ne abbiamo le possibilità e se ci rusciamo cerchiamo i tirare fuori tutto ciò che viviamo, sentiamo, percepiamo: facciamo sentire il nostro cuore che a squaciagola si fasentire, ascoltare, si fa sempre amare, anche elle circostanze più tese e complicate.

Sono Qua

Sono qua e penso a te, a noi, a tutto quello che è ed è stato della nostra storia: una storia di gioie e dolori, di vita vissuta, lotte combattute e coraggiosamente affrontate. Una storia in cui non manca il coraggio, la forza e la determinazione che da tempo ci contraddistingue. Allo stesso tempo serve tenacia, voglia di provarci e soprattutto di rischiare, di mettere in discussione tutto, anche quando la mancanza di certezze è inevitabile. E, mentre penso a tutto questo, a quello che è stato, mi soffermo a riflettere, rendendomi conto di quanto tempo è passato da quel giorno: il giorno in cui ti ho conosciuto e che ho deciso di accoglierti nella mia vita. Ed è così che, mentre i pensieri, i ricordi, gli attimi vissuti affiorano, mi rendo conto che è stato solo un attimo, il tempo che mi è servito per capire che volevo te, proprio te, accanto a me, nella mia vita. In particolare, ho compreso che tu saresti stata la persona «giusta», quella che mi avrebbe aiutata a cambiare le cose, quella che avrebbe fatto di tutto per aiutarmi a rendere migliore la mia vita. In altre parole, avevo intuito che insieme, avremmo potuto prendere in mano la nostra stessa vita, mettendoci in gioco ogni qualvolta c’è l’avesse chiesto. Naturalmente, sapevo perfettamente che ciò non sarebbe stato facile, anzi, sapevo che la paura per cambiare le cose sarebbe stata tanta, troppa forse. Una paura struggente, capace di limitarmi, bloccarmi nel portare avanti qualsiasi scelta di cambiamento e auto-miglioramento. Quella stessa paura che per giorni, mesi, anni ha invaso totalmente la mia vita, quasi a impedirmi di portare avanti qualsiasi scelta, qualsiasi obiettivo che ci permette di essere e divenire sé stessi. Una paura capace di farti sprofondare nell'abisso più totale, arrivando a farti sentire con concretezza l'abissale fatica che, in circostanze come queste, non ti sembra mai finire. Ti sembra, in qualche modo, di essere sempre sopraffatti da un dolore che non sembra avere mai tregua, che non intende lasciarti in pace. In altri termini, ti imprigiona in una gabbia senza limiti capace di imprigionarti nel voler realizzare la tua vita per quello che tu desidereresti e non per quello che vorrebbero gli altri. Sì, quella stessa prigione, te la sei creata tu, per via della tua stessa sofferenza, del tuo modo di vivere, di vedere il mondo, ma spesso anche gli altri, in particolare chi ti sta vicino, spesso non ci aiuta in questo senso. Talvolta sembra che siano i primi a impedirti di essere te stesso, di pensare con la propria testa e soprattutto di acquisire quelle capacità/comptenze che ti permetterebbero di raggiungere quella fantomatica autonomia di cui tanti hanno affermato, ma di cui pochi hanno realmente operato/agito fino in fondo afinché la persona nel sentirsi pienamente libera e autonoma nella comunità locale secondo quelli che è la propria personalit[, i propr valori e soprattutto qzlla che è la proia indole. Naturalmente nei confronti di queste persone, non si intende fargliene una colpa, ma allo stesso tempo, non possiamo perdonarli. Ci siamo infatti resi conto che facendo così non ci si supporta nel portare avanti scelte libere e consapevoli. Un impedimento che limiterebbe chiunque ma per chi ha una disabilità ha un peso maggiore, soprattutto se per una vita intera non ti è stata data la possibilità di farlo. Ciò non significa mancare di rispetto a chi ci è stato accanto, piuttosto che essere arroganti e prepotenti nei confronti di chi ti ha supportato nel percorso di crescita, bensì ribadira che anche chi non ci vede e non ci sente, può assolutamente errogarsi il diritto di esprimere pienamente ciò che sente, che pensa, senza sentirsi “sbagliato”, “diverso”, quello che è sempre dalla parte del torto. In altre parole, la disabilità, non può e non deve essere il pretesto da utilizzare per impedire a noi stessi e agli altri di farci mostrare per quello che si è realmnte, tenendo conto ai limiti, ma anche e soprattutto alle potenzialità. Ed è in quest’ottica che possiamo affermare che la nostra snoria, al di là dei momenti critici/dificoltosi, si pu0 considerare un’oasi di risorse. Un’osasi di libertà, in cui la consapevolezza che tante, troppe sono le responsabilità. Quelle responsabilità che da un lato ci permette da darmi maggior pssibilità d’azione e dall’altra di rendersi conto, con maggiore consapevolezza, del peso che le nostre azioni hanno sulgli altri. In questi termini la nostra storia, devo dire che sì è stato giusto un attimo, fuggente e struggente allo stesso tempo; ma è stato così bello, così affascinante, così indimenticabile che nessuno se lo può scordare. Ed è stato in giornate come quelle, che ho sentito qualcuno che mi diceva: “Tu vai bene così”, “Tu sei tu e sei bella così “Vali tanto e sei preziosa, perché dati tanto e chiedi tanto al cuore di chi ti sta accanto”. Tutto ciò mi è sembrato strano e affascinante allo stesso tempo, tanto da stupirmene. Stupirmi perché, prima d'allora le occasioni in cui sentivo che qualcuno mi voleva in questo modo sono state poche, anzi poche: così poche che pensavo di non essere degna di amare ed essere amata. Quella è stata una delle prime volte in cui ho trovato qualcuno che è stato capace di vedere nella mia ‘delicatezza' un punto di forza e di debolezza, nel senso che si è resa conto di quanto la mia delicatezza sia un pretesto per far vedere all'altro che sono fatta di tanta forza e anche di molta sofferenza allo stesso tempo. Due face della stessa medaglia: quello forte dettato dalla voglia di lottare e vincere da un lato e quello fragile in cui non manca il dolore e la sofferenza dall'altra. Ed è proprio questa forza, questa capacità di andare oltre al dolore, di farsi attraversare che ha spaventato alcune persone. Per alcune Per alcune vedere entrambi questi aspetti del mio carattere, è stato uno shock, perché facendo così, do la possibilità di far aprire la porta al loro ascolto. In questo modo, metto a disposizione il mio cuore, lo espongo quasi. così facendo c'è il rischio che alcuni lo considerino e lo accolgano, altri invece possono ‘giocarci' con i sentimenti rischiando in questo modo di ferirci ancora di più. Questo per dire che non tutti considerano positiva questa apertura, anche perché, in alcune circostanze, entrare nella vita degli altri non è sempre ben accetto, perché può spaventare chi non è pronto a un confronto di questo genere. Ed à stato questo uno dei motivi per cui la nostra storia, inizialmente, non è durata molto, se non un attimo, il tempo per rendersi conto che era già finita. Finita perché la paur di esporsi, di mettersi in discussione, di aprirsi all'altro e alle proprie sofferenze era tanta, troppa forse. Così tanto che tu decedetti di alontanarmi defintivamente dalla mia vita. all'epoca non capivo, non concepivocosa ci fosse di diverso, di strano in me, nel mio modo di essere, di vivere la vita. in realtà non c'era nulla di strano, semplicemente era un modo diverso, unico di vivere ciò che mi accadeva. Non avrei mai pensato che questo modo di vivere, di essere, a qualcuno spaventava, dava fastidio, ma è accaduto. E credo che saperlo da un lato mi ha aiutato a esserne consapevole, dall'altro, purtroppo, mi ha fatto molto soffrire. Soffire perché pensavo che questo modo di essere fosse sbagliato, inacettabile quasi. In realtà mi sono resa conto, che in un certo senso, mi ha aiutata a vivere, o forse a sopravvivere a tutto il mare di dolore che la quotidianità mi faceva e mi fa sentire, percepire. Naturalmente le cose negli anni sono cambiate, le sofferenze che abbiamo affrontato sono state così tante, che a un certo punto abbiamo deciso di affrontarle insieme decidendo di condividerle all'interno di una relazione sentimentale. Una relazione che ci da molto e che allo stesso tempo ci permette di mettere in discussione quelle che sono le nostre stesse fragilità. Quelle fragilità che ti permettono di scoprire lati del tuo carattere diversi gli uni dagli altri. Ed è proprio in occasioni come questi in cui ti rendi conto di quanto la vita è una continua scommessa in cui non mancano mai le sorprese oltre che le continue offese da sconfiggere giorno dopo giorno. Tra queste ‘offese' ve ne era una in particolare: pensavo che le persone mi avrebbero “accettato” per come sono, quando in realtà ho presto scoperto che fino a quando non riuscirò a capirmi, a non accettarmi, a non volermi bene, nessuno lo potrà fare al posto mio. Allo stesso tempo, ho sempre creduto che anche gli altri avrebbero potuto/dovuto sostenermi in questo percorso, cosa che però non si è verificata. Anzi spesso le persone me lo continuavano a ribadire, senza starmi accanto per aiutarmi a raggiungere quell'equilibrio di cui avevo bisogno per stare meglio, per poter stare bene nonostante le difficoltà che da anni riscontravo. Dificoltà che per anni, per via della vergogna e della paura, ho tenuto nascosto e che senza la tua presenza non avrei potuto affrontare. Tu sì che ci hai creduto, anzi, hai sempre voluto cambiarle le cose, anche quando dentro di me la speranza si affievoliva, moriva. Ed per questo che ti chiedo scusa: scusa per tutta la sofferenza che ti ho recato, scusa per tutte le volte che non ti ho rispettato, non ho rispettato il tuo dolore. Scusa per tutta la pazienza riichiesta per starmi accanto, anche nei momenti di maggiore dificoltà. Scusa se sono stata prepotente, se ho preteso di entrare nella tua vita. scusa perché tante volte non ho rispettato le tue decisioni, tra cui quella di andartene, di lasciarmi stare. Quando in realtà ero convinta e ancora oggi lo sono che tu eri e se la persona giusta, quella che sa e può starmi accanto anche nei momenti di maggiore difficoltà. Scusami per tutte queste ragioni e soprattutto scusa perché mi rendo conto di aver fatto molti errori in questi ultimi anni e questi sono i risultati; ma credo che senza la loro presenza non avrei potuto essere quella che sono ora. E questo non poteva succedere se non ci fosse stato il dolore, la sofferenza, la fatica. Allo stesso tempo, pensavo di riuscirmi a capire con i cambiamenti fatti fino ad ora, ma probabilmente non si smette mai di cambiare e di imparare da noi stessi. Ed è da quegli errori che si cresce, si matura, ci si vede diversi ogni volta che si prova a cambiare, a fare un passo, un piccolissimo passo, per provare a cambiare la nostra vita. Lo e' anche ora, anche ora che ti amo con tutta me stessa, anche quando pensavo che non avrei mai immaginato che una persona sarebbe rimasta accanto a me, per amore. Lo stesso amore che ci ha permesso di provare a cambiare con tutte le nostre forze ciò che ci portiamo dentro. e, qui si', che mi chiedo, quanto possa essere grande un'amore, per riuscire a trasforare quello che si ci porta dentro, quello, che da sempre vuoi sopportare, quello che, in fondo, ti fa estremamente male. Non lo so, non lo capisco. l'unica cosa di cui sono sicuramente certa, è la consapevolezza, che sono qua e sto cercando di vivere: il resto andrà da sé. Io non faccio altro che essere contemporaneamente attrice e spettatrice della mia vita, della nostra vita. Quindi, in alcuni momenti, decido che faremene, in altri, invece, sono le cause che ho posto, a decidere, sugli effetti che si manifesteranno nella mia vita.

La scalata ad occhi chiusi di Giona

forte come la morte è l'amore: in memoria di uno zio speciale!

sempre durante il mio matrimonio ho scritto questa lettera, dove parlavo con mio zio. Anche questo testo è stato emozionante, vivo di ricord...